Offre il pranzo di Natale a 23 poveri, ma solo italiani

L’iniziativa di un ristoratore di Punta Marina: "Non è razzismo: la crisi sta producendo effetti devastanti sulle classi basse ed ex medie"

Nel ristorante di Marco Moriconi (terzo da destra), foto Zani

Nel ristorante di Marco Moriconi (terzo da destra), foto Zani

Ravenna, 27 dicembre 2016 – Un ristoratore di Punta Marina invita a pranzo 23 indigenti il giorno di Natale. Scritta così, in due righe fredde e distaccate, la notizia potrebbe quasi finire tra i gesti di bontà che il Natale ancora regala. Invece non è così, perché ciò che ha fatto la famiglia Moriconi (ramo ristorazione, mentre i cugini hanno uno dei più noti frutta e verdura in zona) offre uno spaccato della crisi e dei segni sulla pelle di chi la vive.

Una crisi che avvicina a strutture di accoglienza protagonisti inaspettati. Non più solo extracomunitari o barboni, ma anche tanti anziani ravennati che con i loro pochi soldi aiutano un figlio disoccupato a mantenere la famiglia, operai e impiegati senza lavoro e col mutuo da pagare, un imprenditore che aveva a busta paga oltre dieci dipendenti e ora non sa come fare a mettere insieme il pranzo con la cena per la famiglia e deve affrontare una serie di beghe finanziarie. Storie ordinarie di un’Italia in crisi nera: Marco Moriconi, con i figli Eleonora ed Ennio, ha voluto regalare ai protagonisti di queste vicende alcune ore di serenità invitandoli il giorno di Natale a pranzo nella sua osteria di Punta Marina.

«Ne ho parlato una sera con alcuni amici che erano a cena nel mio locale. Abbiamo pensato di rivolgerci a un’associazione caritatevole ed ecco che è partita l’organizzazione» racconta Moriconi. «Ho chiesto, però, che mi mandassero famiglie italiane – aggiunge – ben sapendo che qualcuno avrebbe anche potuto darmi del razzista. Non lo sono per niente e so benissimo cosa significa aiutare il prossimo. C’è un dato: la crisi sta producendo effetti devastanti sugli italiani delle classi più basse e della ex classe media, che non hanno strumenti a cui appellarsi per un aiuto. Non saranno mai primi nelle graduatorie delle case popolari, non hanno diarie giornaliere...».

Le famiglie invitate all’osteria Moriconi sono anziani, padri e madri con bambini, persone sole. Hanno mangiato spaghetti al ragù, grigliata mista di carne, cotechino, patate, dolce. «Tutte queste persone non hanno diritto a un aiuto? Io ho trascorso l’infanzia in collegio – aggiunge Moriconi –, ho conosciuto la solitudine, la sofferenza e la povertà. Oggi, che vivo certamente meglio di allora, voglio aiutare gli italiani che conoscono ora la stessa disperazione. Il razzismo è un’altra cosa: ci sono tanti italiani che soffrono e non sanno come fare. E’ un fenomeno sociale».

Spazio alla commozione. «I miei camerieri, oltre agli ospiti, sono quelli che più si sono commossi. Di solito non vedono persone che si emozionano perché gli servono un primo o un dolce. I miei ragazzi sapevano di aver fatto una grande cosa. Questi italiani, oggi indigenti, hanno pagato le tasse, contratto mutui e fatto girare l’economia di questo Paese, il loro Paese. Chi se ne prende cura oggi? Parlare di razzismo significa nascondere una drammatica realtà».