Presunto stupro sull’educatrice di comunità Per la Procura "la donna è credibile"

L’accusato è un minorenne, prima arrestato poi scagionato dal tribunale dei minorenni che aveva chiesto l’archiviazione

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Per la procura di Ravenna la versione dell’educatrice appare "più credibile e verosimile". Drastica sintesi dell’ennesimo colpo di scena sulla vicenda giudiziaria innescatasi a metà novembre 2020 con la denuncia per stupro di un minorenne di origine magrebina ospite di una comunità di recupero ravennate. Sì, perché, dopo l’arresto del giovane, il tribunale dei Minorenni di Bologna aveva archiviato il caso di fatto aprendo a un ribaltamento di fronte.

Il ragazzo, tutelato dall’avvocato Luca Donelli, alla richiesta danni per 100 mila euro, aveva infatti accompagnato una denuncia contro la sua ex educatrice per calunnia e per violenza sessuale aggravata. E questa volta il fascicolo, per competenza, era naturalmente stato aperto a Ravenna. L’indagata, difesa dagli avvocati Sonia Lama e Giovanni Scudellari, è stata sentita a luglio: e anche sulla base delle sue parole, il pm titolare del fascicolo Antonio Vincenzo Bartolozzi ha ora deciso di chiedere al gip Andrea Galanti l’archiviazione del caso.

Secondo la pubblica accusa, non solo la ricostruzione offerta dalla donna regge di più di quella delle testimonianze che a Bologna avevano portato verso l’archiviazione per il minorenne accusato di violenza sessuale aggravata e di sequestro di persona. Ma il fatto che in ospedale a qualche ora dal lamentato stupro non fossero state individuate lesioni particolari, non sconfessa certo l’ipotesi di violenza sessuale.

A questo punto, entro i termini previsti dalla legge, è altamente probabile, se non certo, che il difensore del giovane presenti opposizione alla chiusura del caso. Dopotutto si tratta della logica conseguenza di quanto deciso dal tribunale bolognese il 16 giugno 2021 attraverso il giudice Luigi Martello. E soprattutto di quanto sostenuto dal ragazzo: ovvero che lui quell’educatrice non l’aveva affatto violentata: ma che tutto quello che era accaduto la notte prima del suo arresto, avvenuto il 19 novembre 2020, era stato frutto di una precisa volontà della donna la quale, sempre a suo dire, avrebbe tratto vantaggio dalla propria posizione dominante in ragione del ruolo ricoperto nella struttura. Secondo il ragazzo, lei nutriva una simpatia per lui e per i suoi connazionali proponendosi con atteggiamenti espliciti. Come dire che lui aveva in un qualche modo subito quella situazione nell’imminenza di un trasferimento in altro centro. Una ricostruzione ribadita pure davanti al gip ravennate durante l’incidente probatorio del marzo scorso.

Da parte sua l’educatrice, che la mattina stessa si era fatta accompagnare in ospedale, aveva riferito di una drammatica notte trascorsa in balìa di quel ragazzo riuscito a entrare nel suo ufficio e che, tramite specifiche minacce come la promessa di farsi aiutare da altri ospiti della struttura, le aveva impedito di chiamare aiuto. Solo verso le 6, a fine turno, lei era riuscita ad andarsene e lanciare l’allarme. Dopo qualche mese il pm Emiliano Arcelli della procura dei Minorenni aveva optato per una richiesta di archiviazione, poi accolta, per via delle "troppe incongruenze nella ricostruzione offerta dalla donna". Per la procura di Ravenna invece la verità è un’altra.

Andrea Colombari