Processo omicidio Ilenia Fabbri, Arianna al papà: "Non piagnucolare e vai più forte"

Seconda udienza, il tribunale disponde il sequestro dei beni di Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri. E la polizia racconta la telefonata della figlia

Claudio Nanni a processo per l'omicidio di Ilenia Fabbri

Claudio Nanni a processo per l'omicidio di Ilenia Fabbri

Ravenna, 22 ottobre 2021 - Sepolto da una montagna di indizi, che per la Procura sono già prove granitiche: la telefonata dall’auto, l’atteggiamento quasi bambinesco in presenza della figlia Arianna, quindi distaccato al ritrovamento della ex moglie uccisa. Ma, soprattutto, la buca già scavata come tomba, l’acido con cui renderla irriconoscibile e il trolley nel quale nasconderla.

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Parte in salita il processo per Claudio Nanni, il 54enne faentino inquadrato quale mandante del delitto di Ilenia Fabbri, commesso a Faenza all’alba del 6 febbraio scorso da Pierluigi Barbieri, il 53enne esecutore reo confesso.

Intanto, la Corte d’Assise ha disposto il sequestro conservativo di tutti i beni di Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri, imputati per l’omicidio. Lo ha comunicato il presidente Michele Leoni in accoglimento della richiesta dell’avvocato Veronica Valeriani che tutela come parte civile la figlia Arianna.

Due le strategie difensive in campo. Quella tutto sommato collaborativa del sicario – ieri a metà mattina ha avvertito un malessere per il caldo e lo stress, e ha chiesto una breve interruzione –, per il quale la Corte d’assise si è riservata la decisione sulla richiesta di perizia psichiatrica, avanzata dal suo avvocato Marco Gramiacci.

Quella dell’ex marito, secondo cui l’incarico da lui dato a Barbieri detto lo ’Zingaro’, noto come picchiatore e non come killer, sarebbe stato quello di limitarsi a spaventare la donna in quanto dopo la separazione metteva a rischio i suoi patrimoni.

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Primo testimone interrogato dai Pm Daniele Barberini e Angela Scorza, il dirigente della squadra mobile Claudio Cagnini ricostruisce le fasi salienti dell’indagine. Ricorda come a dare l’allarme fu la figlia della coppia, Arianna. Quella mattina poco dopo le 6 è in auto col padre, diretta a Lecco ad acquistare una vettura, quando raccoglie una concitata telefonata dalla compagna, ancora a letto e con Ilenia Fabbri nell’altra stanza, la quale la informa che "qui c’è un ladro". In quella telefonata, che dura una ventina di minuti, arrivata al telefono di Nanni perché quello di Arianna è occupato, l’uomo "ha un tracollo psicologico – spiega il capo della Mobile –, esclama ’oddio’, poi passa il telefono alla figlia Arianna".

Da quel momento "è lei che gestisce da sola l’emergenza, lei cerca di tranquillizzarlo e lo riprende perché piagnucola. Arianna sente dei rumori, dei botti, a quel punto Nanni le dice di “non farla uscire, lasciala in pace“, riferito alla compagna che si è chiusa nella stanza". Durante il tragitto sull’A14 Arianna chiama ben tre volte il 112 e di fatto gestisce due telefoni. Incita "almeno dieci volte" il padre ad andare più forte, mentre secondo il calcolo degli investigatori nel tragitto tra Faenza e il casello di Imola fa una media dei 99 e al ritorno dei 110. Una velocità, dice Cagnini, "non consona all’emergenza in atto".

La difesa di Nanni, con l’avvocato Francesco Furnari, contesta le modalità di acquisizione di questa telefonata, che peraltro lo stesso imputato ha messo a disposizione di polizia e Pm, in aula i toni si surriscaldano e il presidente della Corte, Michele Leoni, invita a "non fare il processo alle indagini".

Anche al ritorno nella casa di via Corbara 4, dove il cadavere sgozzato di Ilenia Fabbri viene scoperto sul pavimento del seminterrato, c’è sangue fino alle scale, la bascula del garage è aperta e non ci sono segni di effrazione – prova che non s’è trattato di un furto finito in tragedia –, Nanni mostra distacco. Altri due poliziotti chiamati al banco dei testimoni confermano che mentre Arianna irrompe nell’abitazione, grida quando vede il corpo della madre ed esce sconvolta, "Nanni stava in silenzio, seduto sul marciapiede".

La svolta arriva con l’analisi del telefono di Nanni, dove vengono scoperti i messaggi con Barbieri, cervese di nascita ma domiciliato nel Reggiano, uscito dal carcere il 10 agosto 2020 dopo una spedizione punitiva a Predappio per un recupero crediti. "Una volta che esco facciamo tutte le cose che bisogna fare", gli scrive Nanni il 10 dicembre 2020 mentre è in quarantena per Covid. Da lì la Mobile scopre che Barbieri, al volante di una Yaris, era già transitato nei pressi di via Corbara il 20 e 29 gennaio, e aveva incontrato Nanni in un vicino distributore, poi nella sua officina.