Quando a Ravenna si faceva cinema

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Paolo

Casadio*

A otto anni, cosa vuoi sapessimo di Antonioni e che già nel ’56 avesse girato un film qui, a Ravenna. A otto anni si ha un’energia nucleare, quella che serviva per correre in lungo e in largo la città in bicicletta. Non le moderne bike in lega leggera e carbonio, va là, ma bici cerchioni 26 e pesanti tubolari d’acciaio che facevano i polpacci da Girardengo. Tra noi “tabac” la voce che a Ravenna facevano il cinema s’era sparsa. Il cinema, quella magia che c’incollava alle seggiole ribaltabili del Cine San Vittore tutte le domeniche pomeriggio. Ma in quell’autunno del 1963, a furia di pattugliamenti ed echi informativi – son là! son qua! – trovammo la troupe per ben due volte.

Lungo il Candiano, dalle parti del cimitero, dove c’erano (ci sono ancora) le alte torri di raffreddamento Hamon col loro eterno pennacchio di vapore, e in via Pietro Alighieri. Magari ci sarà stato anche Tonino Guerra? A otto anni nessuno di noi poteva saperlo. E chi era quell’attore che parlava in inglese? Richard Harris, ma chi lo conosceva? Invece Monica Vitti, ecco, lei sì. I miei ricordi sono vaghi e spruzzati da quella lacca luccicante che è l’età, eppure e nonostante la distanza – impossibile avvicinarsi troppo – la rammento bene per quant’era bella, per gli occhi intensi, per quel cappottino verde e per quant’era giovane.

Ovviamente non sapevo che, al tempo, avesse trentadue anni, poiché ne dimostrava assai di meno. Noi si assisteva ammutoliti fra i curiosi, affascinati dalle macchine da presa, dai carrelli, dai tecnici del suono che s’agitavano con lunghi steli e una specie di grossa pannocchia scura all’estremità. La brevissima parentesi cinematografica consolidò in me l’idea che Ravenna e il suo territorio fossero luoghi vocati al cinema, e invece così non è stato. Il tempo è trascorso e sono ancora di quest’idea, nonostante le produzioni qui ambientate non siano state molte, e mi chiedo, essendoci una Film Commission regionale deputata a questo, se il motivo non sia la cronica marginalizzazione sofferta dalle nostre terre.

* scrittore