
Le forze dell’ordine mettono i sigilli al locale di Milano Marittima
Il provvedimento di chiusura del locale per 15 giorni si basa su una "approfondita istruttoria" che si era dipanata "lungo un congruo arco temporale". E al termine, la questura era giunta alla "non illogica conclusione" che l’attività in questione "costituisce attualmente un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica".
In definitiva Il Tar di Bologna ha dichiarato "infondato" il ricorso della ’Pousada Beijaflor’, noto locale di viale Romagna a Milano Marittima. E ha dunque implicitamente avvallato il provvedimento notificato il 18 dicembre scorso dagli agenti della divisione di Polizia Amministrativa e dai militari dell’Arma sulla base dell’articolo 100 del Tulps, il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Secondo quanto contestato, nei mesi precedenti le forze dell’ordine avevano effettuato diversi interventi a seguito di aggressioni e liti tra avventori; di furti di danaro, carte di credito e cellulari; e di malori legati a una eccessiva assunzione di alcol. L’episodio più grave risale al 9 settembre quando i carabinieri erano intervenuti a seguito di una segnalazione del 118 per via di una ragazzina di 13 anni trovata in stato confusionale in ragione della massiccia assunzione di alcolici. La giovane era poi stata accompagnata in ospedale a Ravenna: e le successive verifiche avevano portato a sospettare di una barista della Pousada quale possibile fonte della somministrazione di alcol.
Secondo il ricorso dell’avvocato Emanuele Fregola, il provvedimento presentava una "assoluta carenza" dei presupposti previsti dato che non palesava "alcun pericolo irreparabile e imminente per la pubblica incolumità". Inoltre i fatti rappresentavano "situazioni stratificate nel tempo" con "sei degli otto avvenimenti occorsi" durante l’estate 2024 senza che vi fossero stati aggravamenti recenti; e in ogni modo "del tutto prevenibili e prevedibili con gli strumenti tipici contemplati dalle normative". E poi, sulla base del "principio di proporzionalità", la sospensione avrebbe dovuto essere applicata dopo le "festività natalizie". In tutti i casi, "mancava il requisito d’urgenza" visito che "l’unico episodio recente, quello del 3 novembre, oltre ad avere come protagonisti soggetti estranei al locale, sarebbe avvenuto fuori". Il riferimento è a un intervento fatto dai carabinieri verso le 2 nel non distante viale Milano quando un nutrito gruppo di ragazzi, dopo avere preso alcune bottiglie di vetro dai contenitori della differenziata, aveva cominciato con un fitto lancio contro altre persone in strada ferendone una e danneggiando un’auto in sosta.
Secondo la sentenza, pubblicata venerdì scorso, in materia esiste una "consolidata giurisprudenza" sulla base della quale i motivi del ricorso "risultano destituiti di fondamento". In merito ai fatti, secondo il collegio presieduto dal giudice Paolo Carpentieri, "resta esclusa la rilevanza dell’analisi puntuale della posizione dei singoli episodi". Inoltre non occorre che "sussistano ragioni specifiche di rimprovero o di debito nei confronti del gestore del locale". E in quanto al 100 Tulps, la sentenza ha ricordato "il potere discrezionale" conferito al questore per "sospendere la licenza di un esercizio commerciale" che "costituisca un pericolo per l’ordine pubblico", come "i plurimi episodi elencati nell’ampia motivazione del decreto, dimostrano adeguatamente". A questo punto per la Pousada si apre la strada del Consiglio di Stato.
Andrea Colombari