Rissa prima della partita, in 31 a processo

Il procedimento si è aperto ieri mattina. L’episodio risale al match Ravenna-Triestina del 23 febbraio dello scorso anno

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Botte da orbi fuori dallo stadio Benelli tra calci, pugni, colpi con aste di bandiere, frustate con cinture e lanci di bottiglie. È iniziato ieri mattina in tribunale a Ravenna il processo che vede alla sbarra trentuno ultras per i tafferugli avvenuti prima della partita Ravenna-Triestina, ritorno della serie C girone B, del 23 febbraio 2020. Si tratta di sedici sostenitori del Ravenna tra i 24 e i 49 anni e quindici della Triestina tra i 23 e i 61 anni, accusati di rissa e possesso ingiustificato di oggetti atti a offendere, alcuni dei quali con recidiva.

Ieri mattina, davanti al giudice Antonella Guidomei (Vpo Annalisa Folli), si è aperto il procedimento con l’avvocato Filippo Bianchini che difende i tifosi ravennati, e i legali del Foro di Udine Giovanni Adami e Donatella Meyer che tutelano gli ultras della Triestina.

A causa di alcuni vizi di notifica il processo è stato rinviato a inizio giugno. In particolare, a un imputato di Trieste il decreto di citazione a giudizio è stato notificato non rispettando i 60 giorni dalla prima udienza, mentre per tre sostenitori del Ravenna il decreto è risultato incompleto. Nella prossima udienza probabilmente il giudice deciderà chi ammettere alla messa alla prova. Per quanto riguarda i sostenitori del Ravenna, infatti, l’avvocato Bianchini chiederà per alcuni la messa alla prova, mentre per altri il rito abbreviato. L’abbreviato, in particolare, sarà chiesto per gli ultras dei quali viene contestato il riconoscimento. Riconoscimento che è stato fatto da un video delle forze dell’ordine e dalle immagini delle telecamere all’ingresso dello stadio. A questo proposito la difesa degli ultras del Ravenna sosterrà che alcuni di questi non sono riconoscibili dalle immagini video che non sarebbero limpide; inoltre, ci sono sentenze della Corte di Cassazione secondo cui il riconoscimento di persone non può essere fatto dagli abiti.

Gli scontri prima della partita Ravenna-Triestina del 23 febbraio dello scorso si erano verificati quando, attorno alle 13.45, un gruppo di tifosi della squadra ospite, arrivato a bordo di almeno tre vetture, aveva imboccato le strade retrostanti allo stadio comunale Benelli venendo a contatto con un gruppo di tifosi ravennati nei pressi di un bar della zona dove sono soliti radunarsi i romagnoli.

A caldo l’arrivo di una quindicina di ultras della Triestina a ridosso del bar dove erano presenti i tifosi ravennati, era stato indicato quale banale errore nel percorso. Poi da successive indagini della Digos era emerso che quell’azione era stata preordinata e anticipatamente costruita dai friulani, molti dei quali tra l’altro sprovvisti del biglietto di ingresso allo stadio per assistere alla partita. Pare che all’origine dei tafferugli ci sia stato un episodio avvenuto durante la partita di andata del girone, contestato dai friulani. Fatto sta che il 23 febbraio si accese la furibonda rissa tra calci, pugni, colpi con aste di bandiere, frustate con cinture e lanci di bottiglie.

L’ultimo episodio di rissa nei pressi del Benelli risale al 7 novembre scorso, giusto un paio di ore prima della partita Ravenna-Prato. Per quell’episodio la polizia ha indagato 37 indagati, anche in quel caso quasi equamente distribuiti tra le due opposte tifoserie.

Milena Montefiori