Sarta per soli tre mesi e in pensione cinque anni prima "Nessuna truffa all’Inps"

Ennesima assoluzione. La difesa: "Ha esercitato un. diritto previsto dalla legge"

Migration

Dopo una vita passata nei campi o come operai di industrie alimentari, all’improvviso tutte le donne erano diventate sarte e gli uomini si erano trasformati in giardinieri. Obiettivo, andare in pensione prima. L’Inps, attraverso il proprio ispettorato, aveva fiutato in tutto ciò una truffa ai danni dello Stato, ma l’inchiesta della Guardia di Finanza ha fruttato ben poche condanne e, soprattutto, un mare di assoluzioni. L’ultima ieri mattina, incassata da una 64enne, tutelata dall’avvocato Anna Maria Spada. Per lei la Procura chiedeva una condanna a due anni e sei mesi e l’Inps – parte civile con l’avvocato Oreste Manzi – 100mila euro di risarcimento. Ma per il giudice Federica Lipovscek “il fatto non sussiste“. La donna, dopo avere lavorato una vita per un’industria di trasformazione alimentare di Alfonsine, prima come operaia e poi come impiegata, all’età di 60 anni aveva lasciato quel posto e, dopo avere assunto informazioni presso un patronato, si era iscritta presso la Camera di commercio aprendo una partita Iva come sarta: mestiere che aveva praticato per soli tre mesi, rammendando qualche abito e facendo piccoli lavori a casa, ma che le aveva consentito di anticipare l’età della pensione di ben cinque anni.

Secondo l’accusa l’iscrizione alla Camera di commercio sarebbe così stata fittizia, la signora di fatto non avrebbe mai fatto realmente la sarta, racimolando qualche fattura nell’ambito familiare e per conoscenti appartenenti a un corpo di ballo. Inoltre, aveva versato un solo contributo, la quota minima richiesta per potersi iscrivere alla categoria degli artigiani, esercitando la professione in modo occasionale e non prevalente.

Al contrario, per il legale della difesa, avvocato Anna Maria Spada, la donna aveva cambiato lavoro per coronare una vocazione e la passione per la macchina da cucire, il tutto esercitando un legittimo diritto che nel 2018 le leggi dello Stato le consentivano. Per fare ciò si era affidata alla Cna di Alfonsine, aveva prodotto ricevute per le quali non è previsto un numero minimo o massimo. Tutti gli adempimenti burocratici erano stati rispettati ed eventuali carenze avrebbero dovuto essere contestate in una sede amministrativa e non davanti al tribunale penale. Le indagini, nella chiave difensiva, non sarebbero state particolarmente meticolose in quanto la Finanza si era limitata ad acquisire la documentazione raccolta dagli ispettori dell’Inps. Altri processi analoghi si erano chiusi allo stesso modo, l’inchiesta sulle presunte finte sarte per ingannare l’Inps non ha fatto il botto.

l. p.