ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Scontro tra treni, il pm accusa un macchinista

Indagine chiusa e avviso notificato al 45enne che era al comando del Frecciarossa che a Faenza, retrocedendo, aveva colpito il Regionale

Il Frecciarossa incidentato (Tedioli)

Il Frecciarossa incidentato (Tedioli)

La tante consulenze hanno finito con il restituire un solo nome. Per lo scontro avvenuto poco dopo le 20 del 10 dicembre 2023 nei pressi della stazione di Faenza tra il Frecciarossa 8828 Lecce-Venezia e il Regionale 1742 fermo a semaforo rosso sulla linea Bologna-Rimini, la procura ha notificato un avviso di conclusione indagine al macchinista 45enne di Marcon (Venezia) al comando del primo convoglio.

L’uomo, proprio in ragione degli accertamenti tecnici, sin dai primi passi dell’inchiesta coordinata dal pm Silvia Ziniti, era stato indagato per disastro ferroviario colposo. Nei tempi previsti dalla legge, potrebbe ora farsi interrogare o, attraverso il suo avvocato Beniamino Nordio, depositare memorie difensive o chiedere una integrazione degli accertamenti. Secondo quanto emerso a caldo dalla verifiche della Polfer, il Frecciarossa, retrocedendo, aveva urtato il Regionale: sei almeno i feriti tra i 460 passeggeri totali distribuiti sui due mezzi, di cui nessuno grave (30 al massimo i giorni di prognosi).

Per arrivare alle conclusioni preliminari dell’inchiesta, la procura aveva individuato quale proprio esperto di fiducia, l’ingegnere meccanico Roberto Lucani da oltre vent’anni attivo nel mercato dei trasporti ferroviari nazionali e internazionali. Il quesito, ad ampio spettro, andava dalla dinamica dell’infortunio alla potenzialità offensiva sulla pubblica incolumità. Il pm aveva affidato pure una consulenza informatica all’esperto bolognese Michele Ferrazzano. Su questo fronte l’indagato aveva nominato l’ingegnere forlivese Nicola Buffadini.

Obbiettivo della procura era qui ricostruire tutte le interazioni tra i dispositivi elettronici e il mondo oltre le carrozze proprio nel momento dello schianto. In particolare al 45enne, come disposto dagli inquirenti, a suo tempo erano stati sequestrati due telefonini - il suo e quello di servizio - e il tablet di servizio. Ed è su quelli che l’esperto incaricato si era concentrato per descrivere tutte le interazioni manuali effettuate tra le 18 di quella domenica e il momento del sequestro (la notte del 12 dicembre, martedì).

Vedi chiamate fatte e ricevute, messaggi inviati e ricevuti, eventuali siti consultati. E ancora uso di app oltre a operazioni di sblocco. Inoltre per ciascuna interazione, il consulente aveva individuato orario preciso e diverse altre informazione di eventuale rilievo.

Tra gli esami irripetibili disposti dalla magistratura requirente, figura anche quello sul sistema frenante del Frecciarossa. Al setaccio c’erano finiti pure il libro di bordo con il bollettino di segnalazione avarie del Regionale. E il libro di bordo mezzi per il Frecciarossa, quest’ultimo comprensivo della scheda delle condizioni di stato. Nel materiale a disposizione della procura, figura pure quello relativo ai sopralluoghi degli inquirenti come preparazione dedicata: vedi gli specialisti del nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer (Noif) coadiuvati dai colleghi di Faenza e di Bologna.

Sull’incidente si era mossa anche la Digifema, la direzione generale per le investigazioni ferroviarie e marittime, per una verifica sulle sole cause dello schianto, allo scopo di contribuire a innalzare eventualmente gli standard di sicurezza, e non sulle responsabilità dei singoli.

Da parte sua il 45enne, ascoltato a ridosso dei fatti, aveva fornito una propria versione dell’accaduto.

Andrea Colombari