Sergio Zavoli morto, addio al giornalista e grande narratore della storia italiana

Si è spento all'età di 96 anni, fu presidente della Rai dal 1980 al 1986. Nato a Ravenna, riminese di adozione. Venerdì i funerali

Il giornalista Sergio Zavoli nella trasmissione 'Viaggio nel Sud', 1992 (foto Ansa)

Il giornalista Sergio Zavoli nella trasmissione 'Viaggio nel Sud', 1992 (foto Ansa)

Ravenna, 5 agosto 2020 - È morto Sergio Zavoli. Il giornalista, ex parlamentare, presidente Rai, autore e conduttore di La Notte della Repubblica si è spento ieri sera a Roma all’età di 96 anni. Dal 1976 all’80 fu direttore del Gr1, dall’80 all’86 presidente della Rai. Ha firmato come opinionista per varie riviste e anche per il nostro giornale. La camera ardente non verrà allestita in Senato, per le rigide misure anti Covid. 

I funerali religiosi si svolgeranno venerdì 7 luglio alle 10 nella chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma.  Poi, secondo la sua volontà, proseguirà per Rimini dove verrà tumulato.  A Rimini verrà aperta la Camera ardente al Teatro Galli. Sarà possibile porgergli l'ultimo saluto venerdì pomeriggio dalle 17 alle 19 e sabato mattina dalle 10 alle 12.

Zavoli, nato a Ravenna il 21 settembre 1923, fu eletto al Senato nel 2001, 2006, 2008 (Ds, Pd).

Il legame con la sua terra

Sua moglie Rosalba, di Russi (Ravenna), era morta nel 2014 a 89 anni. La figlia Valentina vive a Milano. Romagnolo doc, e sempre onorato dalla sua Ravenna, dove per anni diresse il famoso 'Premio Guidarello', presiedendo la giuria del premio. Divenne anche cittadino onorario di Russi nel 2013. Fu anche presidente del comitano promotore per Ravenna capitale della Cultura 2019.

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A Rimini ha frequentato il liceo classico Giulio Cesare, come Fellini, di cui fu grande amico. I primi passi nel giornalismo Zavoli li mosse proprio a Rimini. Nel 1946 con Glauco Cosmi e Renato De Donato fondò la Publiphono, di cui è stato per anni la voce. Il rapporto con Rimini non si è mai spezzato, anche quando Zavoli approdò alla Rai. Nel 1972 gli fu conferita la cittadinanza onoraria.

Zavoli scriveva che a Rimini un giorno sarebbe tornato "...per stare, perché bisogna morire a casa, sentendo i rumori della tua strada, sapendo che da quella finestra entra odore di mare, contando le ore sui suoni e le luci che sono trascorse intorno a te dall'infanzia, quasi udendo le voci che stagnano nel bar, essendo vivo fino alla fine, insomma sino a quando non senti che queste cose ti lasciano amichevolmente morire".

Lo ricorda il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Il grande giornalista "lo aveva scritto tanti anni fa. E lo ha fatto. Ci ha chiesto di potere riposare per sempre accanto all'amico Federico. Per proseguire insieme il viaggio. Per ridere, scherzare. Per raccontare. Per dare suono comprensibile all'anima, anzi alle anime dei grandi e degli umili, dei potenti e degli indifesi, di chi aspetta solo che gli si dia voce uscendo per un giorno dall'anonimato. Tutti trattati allo stesso modo, con rigore e allo stesso tempo facendo prevalere la curiosità per l'essere umano e i suoi misteri, la sua impronta allo stesso unica e esemplare. Ma, prima di tutto, ascoltando".

La carriera

Zavoli era entrato alla Rai nel 1947 come giornalista radiofonico. Il passaggio alla tv nel 1968: Zavoli ideò trasmissioni di grande successo come TV7, AZ, Controcampo; l'anno successivo diventò condirettore del Telegiornale e poi ancora direttore del Gr1 (1976) e presidente della Rai (1980-86). Zavoli è stato anche direttore del Mattino di Napoli (1993-94) e ha firmato come opinionista per varie riviste come Oggi, Epoca, Jesus. Senatore dal 2001 al 2018, nel 2009 è stato eletto presidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulla Rai. Ha scritto saggi, come Viaggio intorno all'uomo (1969), Nascita di una dittatura (1973), La notte della Repubblica (1992), legati a sue trasmissioni televisive di successo. Ha pubblicato anche Dieci anni della nostra vita: 1935-1945 (1960); Altri vent'anni della nostra vita: 1945-65 (1965); Figli del labirinto (1974); Socialista di Dio (1981); Romanza (1987); Di questo passo (1993); Un cauto guardare (1995); Dossier cancro (1999); Il dolore inutile (2002); Diario di un cronista (2002); La questione: eclissi di Dio e della storia (2007). Nel 2011 ha pubblicato il libro autobiografico Il ragazzo che io fui; la sua sterminata produzione ha coinvolto anche la poesia. Tra i programmi televisivi: Viaggio nel sud (1992); Nostra padrona televisione (1994); Credere, non credere (1995), dal quale è stato tratto un volume (1997).

La figlia Valentina: "Sia ricordato come un galantuomo"

"Vorrei che fosse ricordato per quello che ha fatto, che ha tentato di fare: ha cercato di dare risposte a domande che tutti ci poniamo, di farci capire un po' meglio la realtà. E vorrei che fosse ricordato come il galantuomo qual era". Con queste parole la figlia Valentina ha ricordato papà Sergio. Negli ultimi tempi, ha aggiunto Valentina Zavoli, "aveva un profondo rammarico per l'imbarbarimento di alcuni costumi che aveva notato durante la sua ultima legislatura in Senato: questo lo aveva intristito, perché ha sempre considerato le istituzioni democratiche come baluardo contro l'inciviltà e ha cercato nella sua carriera politica di rendere migliore questo Paese con la sua professionalità". Tuttavia "era anche molto fiducioso e aveva una gran voglia di tornare a Rimini, dove sono le sue radici", ha concluso.

Raffella Carrà: "Per sempre nel mio cuore"

"Caro dottor Zavoli, è con profondo dispiacere che ho saputo che non è più fra noi. Ma lei per me rimarrà per sempre nel mio cuore anche se l'ho incontrata una volta sola a Viale Mazzini". Questo il ricordo di Raffaella Carrà che racconta: "Era l'ora di colazione e lei mangiava due grissini ed un pezzettino di formaggio. In strada c'era una manifestazione di operai della Rai e io salii al settimo piano per farle una domanda: 'lei è sicuro che io debba firmare il contratto con la Rai, in questo momento?'. Lei mi rispose: 'certo che si, due cose non darò a Berlusconi: il Meter e la Carrà '. Me ne andai rassicurata, ma anche con il timore di ritorsioni, grazie a Dio non successe nulla. Ho ammirato il grande giornalista che tra le altre cose mi fece amare il 'Giro d'Italia' per sempre. Le voglio bene".

Franceschini: "Perdita enorme per la cultura italiana"

"Una perdita enorme per la cultura italiana, un fortissimo dolore personale. Zavoli è stato un riferimento e un maestro per intere generazioni di giornalisti, ma è stato anche narratore, uomo di cinema, poeta, parlamentare. Io ho potuto diventarne amico e mi mancheranno la forza tranquilla della sua saggezza, la quiete della sue parole, la saldezza dei suoi valori". Così il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.

Speranza: "La sua intelligenza ci mancherà"

"L'intelligenza di Sergio Zavoli mancherà molto al nostro Paese", ha affermato con un post sul suo profilo facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza.

"Insostituibile non solo per la Rai, ma per tutto il Paese"

"La scomparsa di Sergio Zavoli rappresenta una perdita incolmabile non solo per la Rai, con la quale la sua storia professionale e personale è profondamente intrecciata, ma per tutto il Paese". Lo scrivono in una nota il presidente della Rai Marcello Foa e l'amministratore delegato Fabrizio Salini. "Dopo aver esordito in radio ed aver dato anche in quei primi anni il suo insostituibile contributo, Sergio Zavoli, successivamente impegnato con spessore e intelligenza nel giornalismo sportivo, ha firmato inchieste articolate e penetranti che hanno segnato in profondità la storia civile del paese: approfondimenti come 'Nascita di una dittatura' e 'La notte della Repubblica' hanno ripercorso in forma problematica pagine drammatiche di storia nazionale mettendo in luce elementi di debolezza e anche capacità di riscatto della società italiana in quei cruciali passaggi. La presidenza della Rai in anni difficili, ruolo svolto sempre con spirito di servizio autentico, ha caratterizzato in profondità un passaggio fondamentale nella storia dei media in Italia. Il successivo periodo nelle Istituzioni come senatore della Repubblica e il ruolo di presidente della Commissione di Vigilanza sul sistema radiotelevisivo sono stati il naturale completamento di un percorso di impegno civile, che Zavoli ha interpretato con un senso profondo dello Stato, inteso come articolazione delle istituzioni democratiche e di servizio alla comunità nazionale. Scrittore attento e acuto, ha valorizzato la lingua italiana utilizzandola con sapienza di volta in volta per veicolare notizie, impressioni, descrivere fatti, spiegare fenomeni sociali e processi politici complessi; Sergio Zavoli è stato un intellettuale al servizio del paese formatosi e cresciuto in Rai, autenticamente intesa come Servizio Pubblico", conclude la nota Rai.

Bonaccini: "Una delle espressioni più alte della nostra terra"

“Ci lascia un grande giornalista, un maestro della televisione, uno straordinario narratore e osservatore del proprio tempo, che fu anche uomo delle Istituzioni. Una figura di straordinario spessore, umanità, intelligenza e cultura, che ha messo la propria vita a disposizione del servizio pubblico”. Così il presidente della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ricorda Zavoli.

“Zavoli era nato a Ravenna - aggiunge Bonaccini -, cresciuto a Rimini, di cui era cittadino onorario, aveva radici forti e un solido legame con questa terra, di cui resterà una delle espressioni più alte. Alla nostra Regione, lo voglio ricordare, ha fatto un dono grandissimo. Dal 2004 al 2017 ha presieduto la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati: strumento di sostegno vero, sia morale che economico, per chi ha subito e sofferto reati particolarmente efferati. E anche in questo ruolo ha messo tutto sé stesso, e il suo forte senso della giustizia e della verità. Ai familiari - aggiunge il presidente - va l’affettuoso pensiero e il commosso abbraccio dell’intera comunità regionale”.

Il sindaco di Ravenna De Pascale: "Illustre concittadino"

Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, città natale del giornalista, ricorda "una personalità di spicco, che ha segnato la storia dell'informazione, raccontando l'Italia con attenzione e lucidità grazie ad uno stile pacato, mai sopra le righe, da fine intellettuale quale era". Pur vivendo da anni a Roma, "dove ha sviluppato gran parte della sua intensa e prolifica attività, era molto legato alla Romagna e a Ravenna dove per molti anni ha presieduto la giuria del Premio Guidarello".