Ravenna, sesso con figlia 18enne. Padre condannato a 8 anni

Due anni in più della richiesta della Procura per un 42enne. Aveva costretto la figlia a compiere e subire atti a ridosso della maggiore età

Sesso con la figlia 18enne, padre condannato

Sesso con la figlia 18enne, padre condannato

Approfittando dello stato di paura che la portava a non reagire, costringeva la figlia a compiere e subire atti sessuali. Questo sia prima sia dopo che avesse compiuto la maggiore età. E dai baci ai veri e propri rapporti completi il passo fu molto breve. Una serie di abusi per il quale ieri il gup Corrado Schiaretti ha condannato a otto anni – due in più di quanto chiedeva l’accusa – il padre della giovane, un 42enne di origine pugliese residente a Ravenna. Al processo con rito abbreviato è stato interrogato il genitore – difeso dall’avvocato Marco Bertozzi – che ha negato tutto. Ma il racconto della vittima, già sentita in incidente probatorio, è stato ritenuto credibile. Tutelata come parte civile dall’avvocato Valentina Bartolini, ha inoltre ottenuto dal giudice una provvisionale a titolo risarcitorio di 20mila euro. L’uomo, anche a fine pena, non potrà avvicinarla. I primi episodi risalgono all’estate del 2018, poco prima che la ragazza avesse compiuto 18 anni. In base alla sua denuncia, proprio a poche settimane dal compleanno, mentre si trovava in casa da sola col padre, col pretesto di un massaggio per lenirgli il male al collo l’uomo l’aveva baciata sulla bocca, attribuendo quel gesto al fatto che "non fosse stato lui bensì un’altra persona dentro il suo corpo". Ma da lì in avanti è stata una escalation dell’incubo.

Le richieste di massaggi, anche nelle parti intime, hanno cominciato a diventare sempre più insistenti, così comportamenti allusivi e palpeggiamenti. Fino a che un giorno, quando la figlia era già maggiorenne, col pretesto di farsi massaggiare l’inguine l’uomo l’ha costretta a praticargli una masturbazione. Questi episodi sarebbero continuati fino al giugno 2019, sfociati anche in rapporti sessuali completi, con lui che teneva la figlia sotto la minaccia di non farla più uscire e privarla del telefono se avesse riferito tutto.

Inizialmente la giovane non aveva avuto il coraggio di aprirsi agli altri familiari, poi si era decisa a confidarsi col fratello, quindi con una zia, mentre inizialmente la madre sarebbe stata quasi incredula. Fu a quel punto che la giovane decise di rivolgersi all’associazione Linea Rosa, che le trovò una sistemazione temporanea in un hotel. Dopo alcune notti decise però di tornare a casa, il padre si limitò a dirle di non farlo più. Ma quella situazione stava diventando sempre più insostenibile e a ottobre di quell’anno la giovane decise di denunciare il padre alla polizia. L’uomo, peraltro, aveva avuto anche atteggiamenti aggressivi anche nei confronti degli altri familiari, alzava la voce con la madre e in un’occasione a una delle altre figlie avrebbe puntato contro il coltello in quanto non gradiva che si sentisse con un ragazzo più grande di lei.

Lorenzo Priviato