Si finge vescovo di Bari per truffare prete

Ma l’assegno viene bloccato: 23enne pugliese condannato per tentato raggiro all’allora parroco di Sant’Agostino a Faenza

Si finge vescovo di Bari per truffare prete

Si finge vescovo di Bari per truffare prete

La mitra l’aveva indossata solo per finta. Lo stesso vale per il resto dell’abito talare. Vescovo insomma ma solo al telefono. Ed era stato così bravo a parole nonostante l’età - e dunque la voce non certo da attempato monsignore visto che è nato nel 2001 - da riuscire inizialmente nel suo intento nonostante il raggiro fosse stato indirizzato a uno del settore. Tutto sfumato all’indomani quando il prete finito nel mirino - l’allora parroco di Sant’Agostino di Faenza - aveva bloccato l’assegno. Niente soldi insomma.

L’unica cosa che il nostro - un 23enne residente ad Andria, recidivo e difeso dall’avvocato Giangregorio De Pascalis sostituito dalla collega Eleonora Sgrò - è riuscito a incassare, è stata una condanna: 9 mesi di reclusione e 900 euro di multa quella inflitta ieri mattina dal giudice Cecilia Calandra (le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 30 giorni).

Per capire perché, bisogna tornare indietro fino al 18 giugno 2021, giorno in cui l’allora parroco di Sant’Agostino - classe 1935, nato a Bagnacavallo ma residente a Faenza - aveva ricevuto quella strana chiamata dal giovane pugliese. Alla cornetta - secondo le verifiche coordinate dal pm Daniele Barberini - l’imputato aveva finto di essere il vescovo emerito di Bari, tal Cacucci. E in effetti Francesco Cacucci, barese nato nel 1943 e ovviamente totalmente estraneo a questa vicenda, dal 29 ottobre 2020 è arcivescovo emerito di Bari-Bitonto. Forte di quella credenziale usurpata, il sedicente vescovo pugliese era riuscito a convincere il don romagnolo a firmare un assegno a lui intestato. Non un tesoretto ma nemmeno due spiccioli: esattamente 4.000 euro.

Soldi che però il prete ultra-ottuagenario era riuscito a fermare in extremis all’indomani prima che la cifra venisse incassata. Assegno bloccato in definitiva e tanti saluti al raggiro oltre-diocesi. A scoraggiare il prete, al quale al telefono il 23enne non aveva dato né nome reale ne numero di telefono, era stato forse un tatuaggio che il giovane recava sulla mano destra: un leone con criniera, non esattamente un segno distintivo da vescovo...

E così al giovane ’monsignore’, era stata contestata la tentata truffa aggravata da varie circostanze: per avere cercato di approfittare dell’età del prete preso di mira (in quel momento aveva 86 anni); e per avere commesso il reato contro un ministro del culto cattolico. Da parte sua il parroco manfredo non aveva per fortuna avuto alcuna ripercussione economica da questa disavventura: per questa ragione probabilmente non figurava quale parte civile nel processo.

In ogni modo, è importante in questi casi rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine. Quella delle truffe agli anziani, è infatti un’emergenza di respiro nazionale. Spesso i truffatori sono molto abili: attori consumati sia nel modo di porsi che nelle trame che riescono a imbastire pur di arrivare ai portafogli dei malcapitati.

Andrea Colombari