Palazzo Merlato invita a leggere meglio i numeri riguardanti gli appartamenti ad uso turistico: "I quali sono probabilmente meno di quattromila – osserva l’assessore al Turismo Giacomo Costantini –. Il Comune ha un quadro dei certificati di inizio attività presentati, non delle loro cessazioni". Ma il dato non tiene neppure conto del sommerso: coloro insomma che affittano a turisti senza dichiararlo, per non parlare dei b&b che agilmente rendicontano solo una parte degli ospiti, al fine di rimanere nel tetto massimo imposto dalla legge. "Tutto vero – prosegue Constantini – siamo i primi a dire che la normativa riguardante il settore ha bisogno di aggiustamenti".
L’assessore difende però a spada tratta il boom turistico della sua città, il quale effettivamente non è costruito sulla sabbia: a differenza di altri luoghi d’Italia trainati da vere o presunte tradizioni gastronomiche, a Ravenna i turisti arrivano davvero per lasciarsi ammaliare dal volto seducente di Teodora o dal cielo stellato che copre le spoglie mortali di Galla Placidia. Come criticarli? Il punto è semmai se le due Ravenna – turistica e universitaria – possano imbastire una convivenza che nella vicina Bologna appare ormai sfuggita di mano. Gli studenti non bocciano in toto la ‘Ravenna universitaria’: "Continuiamo tutti a credere che la scelta di una offerta diffusa nei vari luoghi della città sia stata migliore di quella compiuta a Forlì o a Cesena, dove i campus sono enclave isolate dal respiro della città", premette Arianna Castronovo.
Ma gli accorgimenti da implementare sono molti: "Il plesso di Giurisprudenza, ad esempio, non invita a trascorrerci del tempo che non sia quello delle lezioni. Ci sono poche aule, pochi tavoli. Non esistono chiostri, o luoghi pubblici che lo diventino, e neppure una mensa vera e propria. Ravenna non ha una sua ‘piazza Verdi’; nell’immaginare luoghi di svago per gli studenti non si può aspettare che gli esercizi commerciali occupino da soli quegli spazi". I margini per rendere Ravenna una città-ateneo tuttavia ci sono ancora, "ma occorre accelerare – conclude Arianna Castronovo – prima che la progressiva turistificazione diventi irreversibile come accaduto a Bologna".
f.d.