Siccità, è pre-allarme per prelievi d’acqua

Per ora nessuna restrizione per le aziende agricole, ma si teme per il futuro: "La vera preoccupazione è che siamo solo a metà giugno"

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Nessun limite, nessuna restrizione. Gli agricoltori che utilizzano l’acqua del Cer in questo momento non stanno affrontando particolari disagi. Ma è la prospettiva il problema: il Po è in secca, a livelli bassissimi, e siamo solo all’inizio di un’estate che si preannuncia lunga. "La situazione è di pre-allarme – spiega Nicola Dalmonte, presidente del Cer –. Il Po è andato sotto quota, a 3,25 metri. Non era mai sceso sotto i 4 metri. E non è che il Cer abbia tante misure da adottare in quanto a razionamento: se l’acqua si abbassa ancora e va sotto alle quote di prelievo è finita". In passato non è mai successo, nemmeno negli anni più critici: "Nella sua storicità, il Po ha sempre mantenuto la quota di prelievo del Cer: anche in anni difficili come quelli tra il 2003 e il 2007, quando siamo arrivati quasi al livello di fermo delle pompe – prosegue Dalmonte –. La vera preoccupazione rispetto ad allora è che siamo solo a metà giugno, mentre generalmente a queste quote critiche si arrivava a metà o a fine luglio. Sta facendo molto caldo e nei prossimi giorni non sono previste piogge. Tra l’altro i laghi piemontesi e lombardi hanno livelli d’acqua molto bassi, e sono quelli che fanno da sempre da serbatoio per il rilascio di acqua nel Po. Abbiamo davanti quattro mesi intensi per l’agricoltura, dobbiamo arrivare a ottobre. Faremo tutto il possibile per non fermare nulla, ma la situazione è preoccupante"

Proprio l’agricoltura del resto è il problema: la diga di Ridracoli ha acqua a sufficienza per fornire alle abitazioni ciò che serve. Ma nel Po il livello cala di giorno in giorno perché col caldo evapora. "Siamo in una fase caratterizzata da un’evapotraspirazione giornaliera di 78 millimetri – dice anche Andrea Fabbri, capo settore delle attività agro-ambientali del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale – che sono quelli che normalmente riscontriamo nella prima decade di luglio, quella di maggior consumo. Ci troviamo in una situazione anticipata di 20 giorni rispetto al clima ordinario, eppure abbiamo tutte le colture del ciclo primaverile ed estivo ancora da trebbiare e irrigare, e naturalmente a queste si sommano le colture frutticole estive con un calendario di raccolta scaglionato che arriva fino a tutto settembre".

La situazione è di grande incertezza: "Non possiamo fare previsioni sulle condizioni irrigue tra 20 giorni o un mese – aggiunge Fabbri –, possiamo sicuramente dire che possiamo arrivare a fine giugno in una condizione di regolarità. Siamo in stretto contatto col Cer, sappiamo che sta valutando l’ipotesi di chiedere ai consorzi di adottare dei piani di siccità individuali e consortili e anche su questo i consorzi stanno lavorando per capire quali tipi di misure e azioni adottare da qui alle prossime settimane. Siamo effettivamente in una situazione di preoccupazione e sofferenza, ma ci troviamo ancora nella fase in cui tutto il sistema di irrigazione sta continuando a tenere e attualmente eroghiamo acqua senza particolari limitazioni".

Incide meno il livello dei fiumi invece, in quanto la stragrande maggioranza delle aziende agricole in pianura prende acqua dal Cer. "È peggio nel distretto montano – conclude Fabbri – dove però ci sono molti invasi di collina che sono pieni, e in una condizione di emergenza possono offrire agli agricoltori una condizione di autonomia".

Sara Servadei