"Siccità, gli invasi stanno funzionando bene"

Montuschi: "Circa 800 aziende agricole si sono consorziate per dare vita a una rete la cui importanza è evidente ora più che mai"

Migration

"L’acqua c’è, gli invasi stanno funzionando". Poche sintetiche parole sono quelle che dal Consorzio di bonifica filtrano circa la situazione idrica degli invasi ad uso agricolo nel territorio faentino. Un "unicum regionale e direi quasi nazionale", puntualizza Rossano Montuschi per il consorzio, evidenziando la mole di investimenti che negli ultimi quindici ha portato "circa 800 aziende agricole a consorziarsi in una quindicina di realtà, per dare vita a una rete di invasi la cui importanza è evidente ora più che mai". Bacini di dimensioni variabili – "dai 50mila ai 250mila metri cubi, il che si traduce in quest’ultimo caso in una superficie pari anche a cinque ettari di terreno" – che nel bel mezzo della crisi idrica più grave degli ultimi settant’anni stanno tenendo in piedi un settore, quello dell’agricoltura, per il quale in altre parti d’Italia si sta già evocando il de profundis.

Alcuni di questi invasi sono di dimensioni tali da essere stati occhieggiati da chiunque passi nelle vicinanze almeno una volta, "come nel caso del bacino di Santa Lucia e Rivalta, o dei due invasi del Marzeno". La cifra chiave per capire quanto gli invasi siano essenziali è 2,7: sono i milioni di litri d’acqua che complessivamente gli invasi possono ospitare.

"Parliamo di un’irrigazione di soccorso – dunque di funzioni completamente diverse rispetto a quelle di una diga, o alle esigenze che può avere la pianura – ma che sta dando risultati eccezionali". Gli invasi realizzati dagli agricoltori non sono le uniche strutture di questo tipo destinate ad ospitare acqua irrigua: ci sono anche le casse di espansione. Strutture dalla genesi burocratica talvolta travagliata – come nel caso della cassa di espansione di Cuffiano, protagonista di una vera e propria odissea amministrativa – ma sulle quali gli enti pubblici nutrono fiducia in vista dei decenni futuri, come nel caso della cassa di espansione da quattro ettari in via di costruzione fra Castel Bolognese e Solarolo, alimentata dal canale dei Mulini, e dunque dalle acque piovane che confluiscono da Castel Bolognese.

Un’opera progettata per evitare allagamenti a valle del Senio, ma anche per fare sì che possa funzionare come corridoio ecologico fra la collina e le zone umide della pianura ravennate, e come avanguardia per il ripopolamento di queste aree da parte di specie da tempo abituate a frequentare altre parti del territorio provinciale. In attesa di ricevere acque dal Senio, anche il sistema di casse di espansione in costruzione a Cuffiano, tra i territori dei comuni di Faenza e Riolo Terme, si sta già rivelando prezioso per le coltivazioni.

"La cassa di espansione di Cuffiano sta già aiutando l’agricoltura, benché non sia ancora attiva per la funzione per cui è stata progettata", spiegano dal Consorzio di bonifica. Le vie per l’entrata e l’uscita delle acque – si è infatti optato per un’unica infrastruttura a servizio di entrambi i bacini – per poter entrare in funzione devono attendere che anche la seconda cassa sia completata. I lavori sono ora in carico alla Regione, subentrata al settore privato dopo le vicissitudini che avevano rallentato inesorabilmente il ritmo delle escavazioni. "Ad ogni modo, le acque della cassa stanno tenendo in vita circa 150 aziende agricole delle vicinanze, il che significa molto per l’economia di un territorio come questo".

Filippo Donati