Slot machine in tilt a Ravenna: restituiti 2,7 milioni

Tre imprenditori ravennati attivi nel settore del gioco hanno risarcito il Fisco, verso l’archiviazione l’indagine avviata per peculato

Ravenna, 9 dicembre 2022 - L’accusa era quella di avere evaso quasi tre milioni di euro attraverso un’azione di peculato. Dopo la restituzione di due milioni e 750 mila euro all’Erario, per due di loro è seguita una richiesta di archiviazione per la quale si è ora in attesa del pronunciamento del Gip del Tribunale di Ravenna. Protagonisti della vicenda giudiziaria, sono tre imprenditori del Ravennate attivi nel settore dei giochi con vincite in danaro e difesi dagli avvocati Gabriele Bordoni, Ermanno Cicognani e Andrea Strocchi. Ovvero produttore, concessionario e gestore delle schede gioco.

Un surriscaldamento delle schede era all’origine delle mancate comunicazioni
Un surriscaldamento delle schede era all’origine delle mancate comunicazioni

Gli accertamenti dell’agenzia delle Accise delle Dogane e dei Monopoli di Stato, coordinati dal Pm Cristina D’Aniello, erano scattati un paio di anni fa e avevano portato al sequestro di oltre 2.000 schede da gioco distribuite tra Emilia Romagna, Veneto, Marche, Lombardia, Umbria, Trentino Alto Adige e Friuli. Per ricostruire l’accaduto, erano stati inoltre sentiti centinai di esercenti del settore. Era infine emerso che le schede gioco avevano trasmesso dati alterati al sistema centrale non lasciando captare le effettive giocate e così azzerando l’imposta dovuta.

Secondo le difese in buona sostanza si era verificato un intervento di manutenzione - tuttavia senza adeguata comunicazione formale allo Stato - per ovviare a un surriscaldamento di alcune schede che in poche settimane aveva portato alla mancata comunicazione degli incassi sulle giocate per quasi tre milioni di euro, tutti già restituiti. Il surriscaldamento del microprocessore avrebbe raggiunto gli 80 gradi. Non i giocatori, né i baristi: ad accorgersi dell’anomalia erano stati i Monopoli di Stato, notando il flusso delle trasmissioni a intermittenza, per almeno 45 giorni, con fluttuazioni di giocate troppo evidenti a fronte di gettiti solitamente costanti. Un controllo a campione ha permesso di accertare che l’anomalia era riscontrabile sulla stessa tipologia di macchine, i cui proprietari hanno collaborato alla soluzione del problema, arrivata al termine di verifiche lunghe e complesse.

La vicenda giudiziaria, di fatto aperta e avviata a chiudersi, non mancherà tuttavia di lasciare strascichi. Le sanzioni amministrative in cui i soci potrebbero incorrere sono sull’ordine dei 20milioni di euro, l’equivalente di 33mila euro moltiplicati per ciascuna delle circa 600 anomalie riscontrate. In questo caso le difese avranno due opzioni: sostenere che il vizio tecnico non fosse colpa degli imprenditori ravennati, che non ne risponderebbero in quanto caso fortuito. Oppure, dato che in ambito amministrativo la colpa anche senza dolo può essere sanzionata, valutare un correttivo pagando una sorta di cifra forfettaria.

l. p.