"Stagionali, settimane da 70 ore a 4 euro"

I sindacati denunciano lo sfruttamento dei lavoratori del turismo: "Niente giorni di riposo e con il Covid è aumentata la precarietà"

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"La pandemia non ha cambiato le cose". Lo dicono quasi all’unisono i sindacalisti quando si parla di lavoratori stagionali e tutele. E, per questa estate, all’orizzonte non si intravede niente di diverso rispetto al 2020. "I contratti formalmente sono part time in molti casi, quando in realtà il lavoro è a tempo pieno, con molte ore di straordinario – spiega Gianluca Bagnolini, segretario generale Cisl Fisascat Romagna –. Capita spesso che il lavoratore arrivi a fare in realtà anche 60 o 70 ore a settimana e che gli venga chiesto di saltare i giorni di riposo. Quando i ragazzi si rivolgono a noi ci rendiamo conto che la retribuzione è nettamente al di sotto dei minimi contrattuali e si aggira sui 4 euro all’ora o poco più. Situazioni di questo tipo sono illegittime e costituiscono un abbattimento delle regole previste nel contratto collettivo nazionale del settore turismo. Le ore di straordinario a settimana devono essere retribuite come tali o ci si fa del male da soli. Non è possibile che alcuni imprenditori pensino di prendere dei lavoratori in questo modo: se si assume qualcuno lo si fa con le tutele e le retribuzioni che sono previste dal contratto collettivo di lavoro e dalla legge. Il turismo deve ricercare un nuovo modello e un innalzamento di qualità in senso generale e per fare questo bisogna ripartire dal rispetto delle regole".

La situazione è ben nota anche a Cinzia Folli, segretaria generale provinciale Filcams Cgil: "Nella rassegna stampa, anche in questi giorni, ho visto diversi articoli riferiti un po’ a tutta Italia in cui i datori di lavoro dicevano di non trovare personale. A noi questa cosa sorprende sempre perché c’è una sacca di disoccupazione elevata. Se questi posti restano vacanti, temiamo sia a causa delle condizioni di lavoro che vengono proposte. Da almeno tre anni ci si lamenta di questo problema: non è possibile trovare rimedio con una formazione specifica, tramite i contatti con le scuole o con gli enti di formazione? Se c’è la domanda e ci sono i disoccupati, perché mai una persona non dovrebbe andare a lavorare?".

Secondo Folli, questo 2021 non si discosterà di molto dall’estate dell’anno scorso e nemmeno da quelle precedenti. "Nel vivo della stagione ci aspettiamo di ritrovare le solite questioni: turni che superano le 40 ore a settimana e possono arrivare anche fino a 60, mancanza del giorno di riposo, lavoro incessante dalla mattina alla sera".

Quest’anno l’unico aspetto che cambia è la lunghezza dei contratti, come spiega Andrea Albicini, segretario Uiltemp nel ravennate: "Normalmente si partiva con tre mesi, ma con la pandemia la precarietà è aumentata perché la stagione è iniziata in ritardo e quindi c’è meno tempo per svolgere l’attività stagionale rispetto a prima. Questo avrà conseguenze per i ragazzi anche una volta terminata la stagione perché la disoccupazione avrà una durata minore. In generale, dopo un primo mese a tempo determinato o a chiamata, viene fatto il contratto stagionale fino a fine agosto e da lì ci si riserva un’eventuale proroga a settembre".

Sara Servadei