Truffa del pellet per il socio mancato di Nanni

A processo il titolare di una ditta ungherese e una donna che furono minacciati dal meccanico condannato per l’omicidio di Ilenia Fabbri

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Fu chiamato come testimone al processo sull’omicidio della 46enne faentina Ilenia Fabbri, in quanto anch’egli – unitamente a una sua dipendente – oggetto delle minacce di Claudio Nanni, il 54enne meccanico condannato in primo grado all’ergastolo come mandante di quel delitto. Ora il 41enne ungherese, legale rappresentante della ditta Green-Line Erlau KFT, e la sua commerciale, una 47enne di Conselice, si ritrovano a processo con l’accusa di truffa in concorso poiché accusati di aver messo in vendita una partita di pellet senza averlo mai consegnato agli acquirenti, che per quell’acquisto avevano pagato più di 1800 euro. Fatti che risalgono all’agosto del 2020, quando ancora non c’era la guerra in Ucraina e si era lontani dall’immaginare che gli oramai famosi cilindretti, ricavati dagli scarti della lavorazione del legno, sarebbero diventati così preziosi. Fatto sta che quei sette bancali, per complessivi 64 sacchi, non furono mai consegnati a una coppia imolese, che sporse denuncia.

L’acquirente aveva preso contatti telefonici e visionato il pellet nel capannone di Conselice dove i bancali erano collocati. Gli imputati sono tutelati dagli avvocati Cristiana Ramadori (l’ungherese) e Francesca Filipucci (la dipendente). Proprio su richiesta di incompatibilità territoriale presentata dalle difese, il giudice Antonella Guidomei ha trasmesso gli atti alla competente Procura di Bologna in quanto i bonifici per il pagamento erano partiti da una banca di Imola.

Truffa a parte, l’ungherese era divenuto noto per aver preso parte, suo malgrado, al processo per l’omicidio Fabbri. Claudio Nanni, infatti, aveva investito 30mila euro – in due diverse tranche da 20 e 10mila euro – nella ditta ungherese specializzata nella compravendita di pellet. Una partenza convinta e alimentata da un rendimento annuo garantito del 36%. Per fare ciò era stato messo in contatto dalla dipendente con il legale rappresentante. A un certo punto, però, l’ex marito di Ilenia Fabbri aveva deciso di volere tornare in possesso di quei soldi. Ciò in quanto, secondo la tesi accusatoria, gli sarebbero serviti per pagare Pierluigi Barbieri, il sicario reo confesso. Erano i famosi 20mila euro promessi ma non ancora consegnati a colui che avrebbe assoldato per uccidere l’ex moglie e porre così fine alle sue richieste economiche ritenute esorbitanti. Di fronte alle difficoltà di riavere quei soldi – possibilità concessa solo andando direttamente alla sede in Ungheria – Nanni con messaggi e mail aveva alzato il tono delle richieste, facendosi minaccioso in particolare nei confronti della donna: "Se non mi fai avere i soldi a breve, ti vengo a trovare a casa e ti faccio vedere io". "Ci siamo preoccupati e abbiamo preso in mano noi la situazione, tenendo rapporti con Nanni solo via email per proteggere la commerciale", disse il 41enne ungherese al processo. Che ora, da potenziale vittima delle minacce di Nanni, si trova nella veste dell’imputato per aver truffato una normale coppia.

Lorenzo Priviato