REDAZIONE RAVENNA

Truffe agli anziani, due in carcere: "Suo figlio è in arresto: pagate"

Un 19enne aveva contattato le vittime prospettando fermi e incidenti inesistenti e gravi commessi dai congiunti, chiedendo in cambio denaro e gioielli. Una 23enne lo accompagnava.

Gli anziani hanno sporto denuncia

Gli anziani hanno sporto denuncia

Il Gip di Ravenna, Janos Barlotti, ha convalidato gli arresti e disposto la misura cautelare del carcere per i due giovani accusati di truffa e tentata truffa aggravate in concorso, dopo aver cercato di ingannare degli anziani con una serie di raggiri ben orchestrati. Gli indagati sono Mariana Francesca Vigilante, 23 anni, di Caserta (avvocato Rosario Pelosi), e Antonio Piscopo, 19 anni, di Napoli (avvocato Giacomo Scudellari). Fingendosi prima carabinieri e poi avvocati, avevano convinto le vittime a consegnare denaro per evitare presunte conseguenze legali legate a gravi incidenti provocati dai figli in realtà mai avvenuti. Gli arresti erano scattati dopo che i due stavano per portare a termine una seconda truffa. Tutto è iniziato il 7 settembre, quando un anziano di 93 anni è stato truffato da uno dei due giovani, che si era spacciato per un maresciallo dei carabinieri. Durante una telefonata, l’uomo era stato convinto che suo figlio fosse stato arrestato per aver investito gravemente una persona e che per liberarlo fosse necessario pagare una somma di 1.600 euro. Un presunto collaboratore del “maresciallo” si è poi recato presso l’abitazione dell’anziano per ritirare il denaro. Il colpo sembrava riuscito, ma i carabinieri di Faenza, avvisati dai colleghi di Forlì, hanno avviato subito le indagini. I militari sono riusciti a rintracciare la Fiat 500 su cui viaggiava la coppia. L’auto è stata intercettata lungo la via Emilia, nei pressi di Castel Bolognese, mentre si dirigeva verso Imola, e l’ultranovantenne ha poi riconosciuto dalle foto il giovane che poco prima si era presentato a casa sua.

Dai cellulari sequestrati alla coppia, i carabinieri hanno scoperto che i due avevano già pianificato un secondo colpo. Nelle gallerie fotografiche, infatti, sono stati trovati degli screenshot che indicavano l’indirizzo di un’altra abitazione, quella di una donna di 77 anni residente a Faenza, e addirittura l’immagine della sua casa. Anche in questo caso, la tecnica era la stessa: una telefonata da parte di un finto maresciallo, con la richiesta di denaro per evitare l’arresto del figlio della donna, che avrebbe investito una donna incinta. Poco dopo, un altro complice si sarebbe presentato come avvocato, chiedendo alla vittima una somma di denaro o, in alternativa, gioielli di valore. All’arrivo dei carabinieri, la donna era pronta a consegnare il denaro, ma è stata subito messa in guardia e invitata a sporgere denuncia. L’arresto dei due giovani ha messo in luce un fenomeno purtroppo in crescita: quello delle truffe agli anziani. Questi malviventi, agendo con estrema freddezza e cinismo, approfittano delle fragilità delle persone più vulnerabili, sfruttando i loro affetti e preoccupazioni per i figli. Spacciandosi per figure di autorità, riescono a manipolare le vittime, inducendole a consegnare denaro o oggetti di valore per evitare presunte conseguenze legali. I due indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio. Tuttavia, il quadro accusatorio nei loro confronti è solido: non solo sono stati riconosciuti da una delle vittime, ma le prove trovate nei loro telefoni hanno ulteriormente corroborato le accuse. Il giudice ha duramente stigmatizzato il comportamento dei due giovani, descrivendo le loro azioni come “riprovevoli” e caratterizzate da una totale refrattarietà alle norme della convivenza civile. La misura del carcere è stata disposta per il rischio di reiterazione.

Lorenzo Priviato