Aemilia Reggio Emilia, confisca da due milioni a un condannato nel processo

Il provvedimento riguarda quattro immobili tra cui una lussuosa villa e diverse auto. L’uomo deve scontare ancora un lungo periodo di reclusione

Dia (Foto Ansa)

Dia (Foto Ansa)

Reggio Emilia, 1 giugno 2021 – Importante operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Bologna che alle prime luci dell'alba di questa mattina ha portato a termine un'operazione di confisca di beni per un valore complessivo di 2 mln di euro nei confronti di Salvatore Cappa, 52 anni, originario di Cutro, trasferitosi in provincia di Reggio nel 1995, domiciliato ad Arcole in provincia di Verona.

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Cappa era stato arrestato il 28 gennaio del 2015 nell'ambito dell'Operazione 'Aemilia' assieme ad altre 202 persone e successivamente condannato in via definitiva nell'ottobre 2018 a 9 anni e 4 mesi di reclusione, che sta scontando presso il carcere di Oristano.

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Il provvedimento di confisca, divenuto irrevocabile a seguito della pronuncia definitiva da parte della Corte di Cassazione, scaturito da una proposta del direttore della DIA, ha avuto come oggetto quattro immobili, tutti tra Reggio Emilia e Arcole. In particolare, spiccano una lussuosa villa dove abitava con la famiglia, una società con sede ad Arcole e diversi veicoli. Assieme ai sequestri è scattato anche il provvedimento di sorveglianza speciale per i prossimi cinque anni.

Cappa, secondo la sentenza del maxi processo di 'Ndrangheta svoltosi proprio nell'aula bunker (recentemente smantellata) del Tribunale di Reggio, aveva il ruolo di "raccordo con la cosca Grande Aracri di cutro, in diretto collegamento con personaggi di primo piano della consorteria, ed aveva messo a disposizione del sodalizio alcune imprese create appositamente col fine di commettere reati fiscali e di riciclaggio", questo secondo quanto ricostruito dalla Direzione Investigativa Antimafia.

Particolarmente importante è stato ritenuto il suo coinvolgimento nel così detto 'Affare Sorbolo' consistito nella lottizzazione di un terreno situato nel comune, che avrebbe comportato l'edificazione di vari complessi immobiliari per un valore di circa 20 milioni di euro. Il tutto finanziato dalla cosca di Cutro e dalle attività illegali svolte in Emilia.