REDAZIONE REGGIO EMILIA

"Bellini sfruttò la nipote per compiere la strage"

L’affondo della Procura generale: "A 9 anni abbandonata in auto mentre lui commetteva una carneficina". I magistrati pronti a chiedere l’ergastolo

Una bimba di 9 anni "usata come alibi per la strage di Bologna". Una "operazione diabolica" studiata e messa in atto da Paolo Bellini, "l’aviere che portava la bomba" tirato in ballo dall’ordinovista Carlo Maria Maggi, il "quinto uomo" dell’orrore alla stazione per la Procura generale. Per la terza udienza filata è toccato ancora ai magistrati Nicola Proto e Umberto Palma affondare la lama distruggendo "il falso alibi" del killer di Alceste Campanile, ieri una delle poche volte non presente davanti all’Assise che lo sta processando nel dibattimento sui mandanti. Chiamati domani a tirare le somme, chiedendo con tutta probabilità l’ergastolo.

"Bellini – chiosa Proto guardando il presidente della Corte, Francesco Maria Caruso – ha ingannato tutti per anni, a partire dai familiari". Quel "clan" che lo ha protetto "per paura". Il discorso vira pesantemente su Daniela, la nipote che nel 1980 aveva 9 anni. La mattina dell’orrore, Bellini partì in auto da Scandiano, nel reggiano, portando con sé la piccola, ma secondo i magistrati non andò subito a Torre Pedrera (Rimini) per raggiungere la famiglia e dirigersi poi al Tonale, bensì invece prima a Bologna per partecipare alla strage. Ma in quei momenti Daniela dove o con chi venne lasciata? Il pg butta sul piatto quattro ipotesi, partendo dalla "più immediata". La nipote "da sola in auto, mentre lo zio si incamminava in stazione". Possibile? "E’ il suo curriculum criminale a parlare, la sua personalità", chiosa Proto. Nel 1980 Bellini era già responsabile di fatti gravissimi: attentati, omicidi, tentati omicidi. La seconda possibilità, avvallata pure da Maurizia Bonini, ex moglie di Bellini e sua grande accusatrice, e indirettamente dall’ex cognata Marina, è che la bimba possa essere stata affidata al nonno Aldo Bellini. "Colui che instradò il figlio nella destra eversiva, l’artefice principale del falso alibi di Paolo, l’uomo vicinissimo all’ex procuratore Ugo Sisti ("la sera del 4 agosto erano insieme alla Mucciatella")".

Ma Daniela potrebbe anche essere stata "consegnata a persone di stretta fiducia". Come Luciano Ugoletti, l’amico che aiutò Bellini nella latitanza e, per la Procura generale, pure lui in stazione il 2 agosto. E Ugoletti, a sua volta, potrebbe averla data "a Cristina Borghini", sua futura moglie. Più che indizi, contro l’imputato "ci sono macigni probatori", attacca Proto. "Siamo in presenza di un alibi precostituito" e "quando è tale, diventa una prova a carico". Quel giorno Bellini pensò a "ogni dettaglio", anche a fare "allontanare i parenti dall’albergo di Torre Pedrera in cui alloggiavano", creando agli occhi degli albergatori "la parvenza di un appuntamento temporalmente incompatibile con la sua partecipazione alla strage". L’aviere "evitò di andare di persona in hotel per eliminare potenziali testimoni" che avrebbero potuto sostenere "il suo arrivo non di mattina presto, bensì verso l’ora di pranzo". A strage avvenuta, con i suoi 85 morti e oltre 200 feriti.

Nicola Bianchi