Caterina Arduini investita pure da un amico: due indagati per la sua morte

La serata danzante, gli ultimi istanti di vita prima della tragedia a Montecchio. Operaia in pensione di una tipografia, abitava a Salvarano. Era l’ex moglie del barbiere di Puianello

La tragedia di Montecchio, nel riquadro Caterina Arduini

La tragedia di Montecchio, nel riquadro Caterina Arduini

Reggio Emilia, 24 gennaio 2023 – “Era stata al Redas con le amiche della nostra scuola di ballo prima di essere travolta, ed erano appena uscite dal locale per andare a mangiare una pizza insieme quando è accaduta la tragedia. È una cosa inconcepibile. Mancherà a tutti".

Così la maestra Sabrina racconta gli ultimi minuti della vita della pensionata sessantenne Caterina Arduini, da tanti chiamata Katia. La maestra così come le amiche la ricordano con dolore ed infinita compassione come una donna sempre disponibile e molto riservata, minuta al punto di sembrare quasi fragile, ma animata da un bel sorriso che riscaldava il cuore di chi le era vicino. Astemia e poco golosa, era morigerata, garbata in ogni sua espressione.

Katia era da sempre residente nella frazione castellese di Salvarano. Qui abitavano i suoi genitori ormai defunti, e risiedono tanti parenti; qui al civico uno di via Boiardo, proprio accanto al piccolo Oratorio della Madonna di Lourdes, abitava in una bella villetta circondata da una vigna ed un bel giardino curato, dove svettano le rose che – come testimoniano le amiche – tanto le piaceva curare.

Viveva da sola, con il suo amatissimo gatto: il figlio Fabrizio, 35enne, oggi è residente a Reggio e l’aveva di recente resa nonna di un bel bambino. Dalla casa era andato via anche l’ex marito Marco Ovi, da cui si era separata da un paio di anni fa.

La famiglia è molto conosciuta non solo per le radici castellesi ma anche perché Ovi, una bottega di barbiere a Puianello, è stato anche consigliere comunale e attivista politico di Sinistra Unita. "Era carinissima. Non era solo una buona vicina di casa, ma i nostri figli hanno fatto insieme elementari e medie: in tanti anni non le ho mai sentito fare un pettegolezzo o dire qualcosa di sgradevole. Una bella persona", racconta una dirimpettaia. Ex operaia in una tipografia a Reggio, andata anzitempo in pensione, Katia aveva problemi di salute che l’avevano anche obbligata a periodi di riposo. Accanto a lei il figlio ed il fratello Uber.

Superata la difficile fase iniziale della separazione, si era fatta convincere dalle amiche a uscire e a frequentare una scuola di ballo sociale. Era così entrata nella compagnia degli allievi, simpatiche pensionate ed energici signori dai capelli grigi, con i quali si recava alle serate danzanti al Parco Tegge di Albinea d’estate e al Redas di Montecchio durante i mesi più freddi.

La sua morte ha scioccato il gruppo, tanto più che alcuni di loro fino a pochi minuti prima erano insieme lei a ballare e l’hanno poco dopo trovata senza vita sull’asfalto, pietosamente coperta da un lenzuolo bianco.

Due indagati per omicidio stradale

Sono due gli indagati – tra cui, beffa atroce del destino, un amico che la conosceva – con l’accusa di omicidio stradale per la morte di Caterina Arduini, sul cui corpo è stata disposta l’autopsia.

Una dinamica che ha dell’incredibile quella che stanno cercando di ricostruire i carabinieri di Quattro Castella riguardo all’incidente di domenica sera a Montecchio. Poco prima delle 20, la 60enne esce dal Redas – lo storico locale da ballo dove aveva trascorso un pomeriggio di divertimento – assieme ad un’amica; insieme decidono di andare a mangiare una pizza. Ognuna va in direzione opposta, per andare a prendere le rispettive auto. Caterina si trova in via Curiel, è in prossimità delle strisce pedonali (ma non sopra) e attraversa. Da qui, la sua vita viene portata via in un soffio. In quel momento arriva una Fiat Panda condotta da un 34enne di Montecchio. Caterina viene travolta e trascinata per alcuni metri.

Poi all’improvviso sopraggiunge anche un pickup che, non vedendola a terra, la centra; al volante c’è un uomo, coetaneo della vittima, residente al Redas. Conosceva Caterina, erano nella stessa compagnia di amici. È distrutto dal dolore anche in virtù del rapporto che avevano. Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani, titolare del fascicolo d’inchiesta, ha iscritto entrambi i conducenti nel registro delle notizie di reato. Un atto dovuto.

Le indagini continuano per accertare le responsabilità. E soprattutto per capire com’è morta Caterina: quale auto ha dato il colpo fatale? Per ottenere questa risposta, il pm ha disposto l’autopsia che sarà eseguita a giorni.

Nel frattempo si attendono i risultati degli esami tossicologici ai quali – come da prassi – sono stati sottoposti i due indagati.

(hanno collaborato Daniele Petrone e Nina Reverberi)