Reggio Emilia, i cinque femminicidi che hanno sconvolto la città

Le storie di altrettanti clamorosi delitti. Dalla Filianti, il primo che fece scalpore mediatico, a Cecilia Hazana, colpevole di essere felice

Reggio Emilia, 26 novembre 2022 - Un lungo filo rosso sangue. Dal 1996 ad oggi. Cinque femminicidi ‘simbolo’ che hanno segnato in modo indelebile la storia recente di questa provincia.

Jessica Filianti, Franca Ganassi, Liliana Beatriz Stefanatto, Saman Abbas e Juana Hazana
Jessica Filianti, Franca Ganassi, Liliana Beatriz Stefanatto, Saman Abbas e Juana Hazana

Jessica Filianti

E’ stato il primo femminicidio di cui l’Italia intera si è occupata, grazie anche ad una copertura mediatica, per l’epoca, senza precedenti. Il giorno terribile è quello del 14 marzo del 1996, quando Jessica, allora 17enne, esce da scuola. Ad attenderla all’uscita il suo ex fidanzato, Luca Ferrari, all’epoca poco più che ventenne, aviere di leva a Pisa, il quale non si era rassegnato alla fine della sua relazione con Jessica. Jessica sale in auto del suo nuovo fidanzatino, Andrea, per tornare a casa. Scatta un furioso inseguimento che li porta sino a via Buozzi, nei pressi di via Matteotti. Andrea accosta e vuole parlare, ma Luca è accecato. Tira fuori un coltello. Prima ferisce Andrea, poi infligge 43 fendenti a Jessica. "Sembrava un burattino alla mercè di un carnefice" raccontò un testimone dell’epoca che tentò di soccorrere inutilmente la ragazza. Luca fu condannato all’ergastolo, poi pena ridotta a 23 anni, infine il ritorno in libertà con l’affidamento in prova ai servizi sociali. E’ il 2012.

Franca Silvana Ganassi

E’ la notte tra il 30 e il 31 dicembre del 2005 e il corpo senza vita di Franca Silvana Ganassi, 60 anni, è trovato riverso su un muretto privo di vita, nei pressi della sua abitazione in via Mazzini a Scandiano. La trovano con il cranio quasi fracassato, infatti, ad un esame esterno del cadavere la donna presentava numerose ferite alla testa frutto di violenti colpi inferti con un corpo contundente. Non solo, fu successivamente accertato che la vittima subì anche un tentativo di violenza sessuale da parte, molto probabilmente, dell’autore di questo efferato femminicidio. Quello della Ganassi è uno dei cold case più emblematici a Reggio. Con un esito positivo, questa volta, visto che nel maggio del 2020, a Casablanca in Marocco è stato arrestato il presunto autore, Mustapha Bouzendar. Quest’ultimo è ancora sotto processo in patria per questo femminicidio.

Liliana Beatriz Stefanatto

Femminicidio consumato in Argentina, ma con profondi legami reggiani, visto che la vittima ha vissuto per tanti a Canossa. Liliana Stefanatto 54 anni, è stata uccisa, all’inizio di febbraio del 2021, probabilmente, a colpi di martello dall’ex fidanzato Ignacio Aldeco, 45 anni, nella casa dove abitava a Villa Maria, nella provincia di Cordoba. Il suo ex per altro, era già stato oggetto di una denuncia per violenze nel 2019. Ma, nonostante la denuncia, gli avvocati di Aldeco ottennero che nessun provvedimento restrittivo fosse disposto, stabilendo che la questione sarebbe stata trattata direttamente in giudizio. Che però, non si tenne mai.

Saman Abbas

Saman, ha 18 anni, e non vuole sottostare alla decisione di padre di affidarla in matrimonio. Lei ha un fidanzato, Saqib ed è con lui che lei vorrebbe stare. Nella notte tra il 30 aprile e 1 maggio 2021, Saman sparisce ed il corpo non viene più ritrovato, sino a qualche giorno fa, quando, in un casolare, nelle campagne di Novellara dove viveva con il padre, la madre, il fratellino ed i cugini, sono stati rinvenuti dei resti umani che potrebbero appartenere a lei. In carcere per la sua uccisione vi sono, lo zio Danish Hasnain, ed i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. In Pakistan, invece, dopo una lunga latitanza è stato arrestato anche il padre, Shabbar Abbas, il ‘mandante’, del femminicidio. Ancora a piede libero la madre Nazia.

Juana Cecilia Hazana

E’ la notte tra il 19 e 20 novembre del 2021, quando Juana Cecilia Hazana Loayza, peruviana 34enne, è stata ammazzata dall’ex fidanzato e reo confesso, Mirko Genco, con una coltellata alla gola. Genco avrebbe agito sull’impulso di gelosia e possessività "Non doveva essere fuori, doveva stare a casa col suo bambino". Perché? Perché quel venerdì sera, Juana Cecilia aveva deciso di uscire e divertirsi. Una ‘story’ postata su Instagram il fattore scatenante della furia omicida di Genco. La corsa a Reggio, l’incontro in un noto locale del centro, il percorso verso casa, fino agli ultimi fatali minuti nel parco nei pressi dell’appartamento di via Melato dove viveva. Lei, ubriaca, che subisce un primo abuso sessuale, lui che poi, la strangola, per poi, abusarne di nuovo con lei rantolante. Infine, la salita a casa di lei, dopo averle preso le chiavi, la ricerca di un coltello, ed il colpo fatale alla gola.