GABRIELE GALLO
Economia

Cgil sul caso Max Mara. Lettera a Maramotti: "Serve un confronto sulla reale situazione"

Il segretario Cristian Sesena in una lettera aperta al presidente: "Quale tipo di lavoro abiterà le aree delle ex Fiere di Reggio?"

Le lavoratrici in sciopero

Le lavoratrici in sciopero

Reggio Emilia, 14 giugno 2025 – Negli autunni caldi delle vertenze sindacali degli anni ruggenti, tra Achille Maramotti e i rappresentanti dei lavoratori si narra di scontri verbali da far accapponare la pelle. Oggi, nell’epoca del web ci si affida a meno virulenti scambi di e-mail, ma i toni non sono meno duri. E così, se in risposta alle doglianze delle addette del gruppo Max Mara dello stabilimento Manifattura San Maurizio ("vogliamo dignità"), il presidente della holding, Luigi Maramotti, aveva tranquillizzato i dipendenti ("rispettiamo e tuteliamo pienamente i diritti di tutte le lavoratrici e i lavoratori") respingendo le accuse e ribadendo "con fermezza che quelle affermazioni non rappresentano in alcun modo la realtà dei fatti" dato che "la nostra attenzione è sempre stata e sempre sarà rivolta alla costruzione di un ambiente di lavoro fondato sul rispetto reciproco", la Camera del Lavoro provinciale torna all’attacco. E lo fa con una missiva a firma del segretario generale della Cgil, Cristian Sesena.

"Egregio dottor Maramotti, ho letto con molta attenzione la sua comunicazione rivolta alle dipendenti e ai dipendenti del Gruppo Max Mara, apparsa oggi sulle pagine del Resto del Carlino. Non avendo alcuna possibilità, dalla notte dei tempi, di avere un confronto con la sua azienda mi affido anche io alla stampa. Come segretario della Cgil e come cittadino di Reggio Emilia mi permetto alcune riflessioni. Stento a credere – scrive Sesana – che quanto pubblicato su alcune testate nazionali e locali riguardante le dichiarazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, a latere di due giornate di sciopero, tratteggi una situazione lontana dalla realtà vissuta da chi quotidianamente presta servizio in quello stabilimento".

Premesso questo il leader del sindacato di via Roma ricorda a Maramotti che fra le norme che il gruppo Max Mara afferma di applicare "non c’è stato mai, e continua a non esserci, il contratto nazionale, e questa scelta continua a rappresentare un vulnus davvero grave per un colosso del made in Italy, famoso e apprezzato in tutto il mondo. La valorizzazione del lavoro non transita solo dalla garanzia di uno stipendio ma dai diritti che la stragrande maggioranza delle imprese italiane, applicando i contratti collettivi di primo e secondo livello, garantisce ai propri dipendenti. Max Mara applica un regolamento che si è data da sola senza discuterne con nessuno".

Sesena si chiede poi perché "non viene garantito anche alle Rsa di Manifatture San Maurizio" quello spazio di dialogo e confronto "in cui chiunque possa esprimere civilmente le proprie opinioni senza timore di ripercussioni" di cui Maramotti parla nella sua lettera.

"Onestamente – chiosa Sesena – non penso che nel 2025 si possa ancora prescindere da relazioni industriali strutturate ed evolute; un modello rigidamente padronale si pone a distanze siderali dalla modernità che col vostro brand cercate sempre di interpretare sul mercato. Non si può quindi derubricare uno sciopero di due giornate che non si verificava nel gruppo da quasi 50 anni ad un’azione senza motivo atta solo ad accendere speculazioni. Infine, non è pensabile inaugurare il Polo della Moda, attingere a man basse a risorse pubbliche, ridisegnare un pezzo di città, senza pensare di mettere sul piatto un confronto serio su quale tipo di lavoro abiterà le aree delle ex Fiere di Reggio". Il segretario della Cgil chiude poi la sua lettera aperta "con un consiglio non richiesto" a Maramotti: "Caro Presidente, inizi ad applicare da subito una delle clausole meno onerose che tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro prevedono ossia il diritto al confronto finalizzato ad intese sulle condizioni dei lavoratori" che in delegati sindacali in azienda chiedono, "inascoltate", da mesi.