’Contro le mafie’. I calabresi si associano: "Penalizzati da parentele"

Obiettivo: prendere le distanze dalla ’ndrangheta ed evitare così le interdittive. Domani si presenteranno a Castelnovo Sotto assieme al sindaco di Cutro.

Una delle riunioni dell'associazione

Una delle riunioni dell'associazione

Reggio Emilia, 15 marzo 2024 – Contro i calabresi che delinquono e per sollecitare la comunità degli immigrati a prendere posizione contro la ‘ndrangheta. Ma anche per invitare gli inquirenti e le istituzioni a non ragionare "solo sulle parentele". Perché lo strumento delle interdittive e della white list, applicato massicciamente a Reggio e in Emilia, sta massacrando un tessuto di imprese che non riescono quasi più a lavorare.

Con queste premesse nasce Clm (Contro le mafie - per la cultura della legalità e per i diritti di giustizia), associazione composta da parenti e persone con aziende escluse da white list o interdette. Il presidente di Clm è Luigi Raso Catrambone, di Isola Capo Rizzuto; il vice è Francesco Capperi, ex consigliere comunale a Cadelbosco. Tra i fondatori anche Franco Silipo: "Se ci troviamo in questa situazione è grazie alla presenza di criminali che fa sì che gli imprenditori cutresi vengano visti come untori della ‘ndrangheta – afferma in un’intervista al Quotidiano del Sud –. Non vogliamo creare un’associazione per chiedere di emettere meno interdittive ma per invitare la comunità cutrese a denunciare gli abusi della criminalità organizzata, per dire alle istituzioni che siamo con loro e non contro di loro".

Ma Clm vuole anche "sensibilizzare chi fa le verifiche a non ragionare soltanto sulla base di parentele o sul criterio del ’più che probabile che non’".

I dati 2023 del Viminale indicano che al Nord la regione con più interdittive è l’Emilia-Romagna: 215 provvedimenti tra comunicazioni (115) e informazioni (100). Il 67% riguardano la provincia di Reggio, con 144 interdittive (erano 201 nel 2022).

Per presentare il gruppo i promotori hanno organizzato un incontro in programma domani (sabato 16 marzo) a Castelnovo Sotto, alle 11, al Centro ricreativo. Parteciperà anche il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso. Lui, che nel novembre 2022 in campagna elettorale aveva sollevato un vespaio di polemiche affermando che era necessario "difendere i cittadini onesti cutresi a cui sono negati i certificati antimafia nei tavoli istituzionali, soprattutto in Veneto ed Emilia-Romagna" e argomentando che l’attività della ‘ndrangheta in Emilia "riguarda poche mele marce". Ma Ceraso non fu l’unico sindaco a dare accoglienza a queste istanze ricorrenti.

Prima dell’esplodere dell’indagine Aemilia, nel 2011 Graziano Delrio accompagnò in Prefettura una delegazione di esponenti della comunità cutrese reggiana dopo che l’allora prefetto Antonella De Miro aveva iniziato a colpire con provvedimenti interdittivi le imprese considerate mafiose o infiltrate. Interdittive che facevano perdere cantieri, commesse e denaro sia ai "palazzinari" che ai piccoli costruttori. Delrio, per quell’intervento, il 17 ottobre 2012 da sottosegretario alla presidenza del Consiglio venne convocato dalla Dda di Bologna come persona informata sui fatti.

Nello stesso periodo, anche altri esponenti politici di peso – tra cui Giuseppe Pagliani (poi finito nel processo Aemilia e assolto in Cassazione dopo sette anni con formula piena) – ricevano le stesse richieste dagli imprenditori edili calabresi.

Anche oggi, a pochi mesi dalle elezioni e in un periodo in cui le amministrazioni comunali stanno approvando il Pug (Piano urbanistico generale) e svariati progetti di intervento edilizio, non viene chiesto ad amministratori pubblici attuali e futuri di vigilare, ma di "sensibilizzare" le azioni della Prefettura; di discriminare tra parenti sani di delinquenti (in una associazione mafiosa a base prevalentemente familistica) e mele marce che con i parenti fanno affari.

Tanto più che accanto alle "liste pulite", negli anni si sono diffusi anche Protocolli per la legalità, che rendono ancora più strette le maglie della selezione di chi può legittimamente lavorare. Ultimo caso in ordine di tempo, quello del consorzio Edilgest, il cui amministratore delegato era Roberto Salati, coordinatore provinciale della Lega.