Elena Russo morta a Reggio Emilia, la mamma: "Le ho scritto, ma era già morta"

Anna, la madre della ventenne vittima dell’incidente in auto mentre consegnava pizze, racconta la sua Elena: "Voleva fare l’avvocato"

Un bel primo piano di Elena Russo morta nell'incidente

Un bel primo piano di Elena Russo morta nell'incidente

Reggio Emilia, 1 febbraio 2022 - "Ero preoccupata. Le ho scritto un messaggio alle 9,15. Ma la mia Elena non mi ha risposto. Elena era già morta in macchina". Mamma Anna piange e lascia fluire i ricordi. Nel salotto della casa di via Zanichelli – un bell’appartamento che la signora divideva con l’unica figlia e il cagnolino – i parenti più stretti e il papà, che lavora lontano, oggi sono riuniti intorno al tavolo, con gli occhi lucidi, alla ricerca di una spiegazione che nessuno può darsi. L’unica, debole consolazione è quella del racconto, che ricompone i tratti di una persona splendida, troppo presto strappata alla vita.

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Elena Russo, che avrebbe compiuto 21 anni in maggio, era la figlia che ogni genitore vorrebbe crescere: responsabile, capace di superare le sfide della vita, impegnata nel volontariato, con uno spiccato amore verso gli animali, bravissima sui libri. Sognava di diventare avvocato. "Da bambina – racconta la mamma, che gestisce un bar in via Tassoni – aveva fatto a lungo danza. Era la sua passione".

Poi vi fu un inciampo. Un grosso problema di salute –"uno dei primi trapianti del genere", dice la signora Anna – e la piccola dovette lasciare le scarpette e il tutù.  

Una rinuncia che ne aveva forgiato il carattere. "Se mi preoccupavo per un esame medico – dice la mamma – lei mi consolava e diceva: beh, allora cosa avrei dovuto dire io?".

Dopo il liceo Canossa si era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, a Modena: secondo anno, in pari con gli esami, con l’obiettivo di indossare la toga. Ma l’impegno universitario per una ragazza così, intelligente e organizzata, non poteva bastare. "Elena prestava volontariato alla Croce rossa. Guidava le ambulanze, al volante era brava, sempre attenta. E poi da qualche mese faceva le consegne per una pizzeria. Le volevano un gran bene anche lì, la trattavano come una figlia".

Chissà cosa è successo l’altra sera. Erano da poco passate le 20. Elena, alla guida della Fiat Punto della pizzeria, aveva appena fatto delle consegne a domicilio. Da San Bartolomeo percorreva via Tirabassi in direzione dell’abitato di Castelbaldo, poco prima di San Rigo. Un tratto di strada buio, in cui ad un avvallamento segue una semicurva. Chissà se un animale selvatico l’ha costretta a una sterzata improvvisa. La Punto ha centrato un albero a sinistra e si è girata di 180 gradi, rovesciandosi. Elena – e tutti i suoi sogni di ragazza – sono svaniti così, in un attimo, sull’asfalto nero.

Mamma Anna si dispera, ascolta l’ultimo vocale della ragazza. E’ un saluto con la voce squillante. "Perché? Aveva tutta la vita davanti. Questa casa ora sarà vuota senza di lei", si dispera. Il cagnolino si acquatta sotto il tavolo, come se avesse compreso che la sua padroncina non tornerà: "Era il suo amore".

Elena e la sua mamma erano molto complici. "Mi chiamava Sora Anna, e mi prendeva in giro per la mia cucina. Quando facevo tardi al lavoro trovavo già pronto, pensava lei a preparare la cena". Il telefonino di Elena è acceso: "Continuano ad arrivare i messaggi degli amici". Parliamo ancora dell’incidente. "Pensare che una volta l’avevo rimproverata perché aveva fermato l’auto per soccorrere un riccio. Lei mi aveva detto: ’Mica potevo lasciarlo lì, poteva essere investito’. Era successo proprio in quella via".