
L’ambientalista reggiano Walter Ganapini durante. un incontro col Santo Padre
"Sono un anziano ambientalista e mai avrei immaginato che, nel 2015, un papa potesse fare un dono così importante all’umanità come l’enciclica Laudato si’. Un’opera di portata enorme sul piano spirituale, che ci indica chiaramente la necessità di cambiare rotta verso un’ecologia integrale". Così Walter Ganapini, reggiano, uno dei padri dell’ambientalismo italiano, ricorda il forte contributo di Papa Francesco alla causa ecologica. "Nella Laudato si’ – spiega – troviamo una riflessione profonda in cui la cura per la natura, l’attenzione ai poveri, l’impegno sociale, la gioia e la pace interiore sono elementi inseparabili. L’enciclica compie un’analisi dettagliatissima degli effetti di un modello di sviluppo che, in nome del massimo profitto per pochi, aggredisce la nostra casa comune terra, genera scarti – materiali e umani – e crea povertà crescenti. Con coraggio, papa Francesco denuncia l’idolatria del profitto e ci ricorda che dobbiamo rimettere al centro la persona e le relazioni umane. Dobbiamo avere un’economia al servizio della vita, e non il contrario".
Un messaggio che, ricorda Ganapini, fu lanciato circa 10 anni fa a pochi mesi dal famoso Accordo di Parigi, contribuendo in modo significativo a creare consenso e sensibilità attorno alle tematiche ambientali. "Il Papa ci ha lasciato una grande eredità – prosegue –: la consapevolezza della necessità di una transizione che metta in discussione il modello consumistico". La strada indicata è quella della ’custodia attiva’ della Terra, della fine delle guerre, dell’inquinamento, e della riscoperta delle relazioni umane. Ma soprattutto, "un messaggio che si fonda sull’accettazione e la condivisione delle analisi scientifiche. Viviamo in una fase in cui crisi belliche, economiche e sanitarie si intrecciano e conducono a un’emergenza ambientale ormai, purtroppo, irreversibile – continua Ganapini –. La scienza ci aveva avvisati e Papa Francesco ne era pienamente consapevole: se continuiamo così, rischiamo l’estinzione della nostra specie. I mari si stanno surriscaldando, i ghiacciai si sciolgono a velocità crescente e milioni di persone che vivono lungo le coste rischiano di perdere tutto".
Per Ganapini, uno dei tratti più significativi di Bergoglio è proprio il dialogo tra scienza e fede. "Io sono un misero chimico – dice – ma amo ricordare che anche papa Francesco era un perito chimico, e fin da giovane aveva imparato un approccio corretto alla realtà: osservare, analizzare e comprendere. Tutti principi che conosceva a memoria e ch e ha saputo tradurre in un pensiero concreto. Ha unito una lettura scientifica rigorosa a una visione spirituale profonda. È arrivo a proporre un modello in cui ogni parrocchia può diventare una comunità energetica per decarbonizzare l’economia".
Dal dicembre del 2019, su nomina del cardinale Mauro Gambetti, Ganapini è uno dei coordinatori del comitato scientifico del progetto di sostenibilità della Basilica e della Fabbrica di San Pietro. Un’iniziativa ambiziosa, nata per portare a zero le emissioni di carbonio della chiesa più importante del mondo in vista del Giubileo. "Con un gruppo di scienziati di altissimo livello – spiega Ganapini – abbiamo analizzato ogni dettaglio cercando le soluzioni migliori per ridurre l’impatto ambientale".
Proprio grazie a questo incarico, Ganapini ha avuto l’onore di incontrare il pontefice diverse volte: "Una persona straordinaria, capace di trasmettere una forza incredibile. Con la sua voce ha sempre richiamato all’amore per gli ultimi". E ancora: "Credo che sia entrato a pieno titolo nella schiera dei grandi riformatori della Chiesa. Ha aperto un percorso che ha seguito e determinazione. Incontrarlo è stato un momento toccante sul piano umano, perché con la sua postura, i suoi gesti, il suo sorriso disarmante e le sue parole acute, mi ha sempre riportato agli insegnamenti della mia giovinezza". Grazie a Bergoglio, Ganapini ha capito che "nonostante tutte le cadute, devo sempre rialzarmi. Perchè quando si parla di ambiente c’è in gioco la speranza della vita umana".
Elia Biavardi