Giuseppe Pedrazzini ucciso, caccia al movente. "La famiglia intascava la pensione"

Reggio: moglie, figlia e genero (ora in carcere) sono accusati anche di truffa ai danni dello Stato, la percepivano anche se l’anziano era scomparso. Sentito il nipotino: "Mio nonno era buono"

Le ricerche del cadavere di Giuseppe Pedrazzini. In alto il genero Riccardo Guida

Le ricerche del cadavere di Giuseppe Pedrazzini. In alto il genero Riccardo Guida

Reggio Emilia, 14 maggio 2022 - "Mio nonno era buono, non lo vedevo da un po’". Sono le parole di un ragazzino di undici anni, che un giorno doveva andare in gita con la sua classe di prima media, e un attimo dopo si è visto stravolgere la vita dalla scoperta del corpo esanime di suo nonno, nel pozzo di fianco a casa. Per la salma di Giuseppe Pedrazzini, 77enne che abitava a Cerrè Marabino (Toano, Appennino reggiano), è stata fissata l’autopsia lunedì. Il professor Franco Marinelli, della medicina legale di Modena, ha chiesto novanta giorni per inviare i risultati. Stando ai primi rilievi non ci sono segni di violenza e verrà fatto anche l’esame tossicologico: non si esclude nessuna opzione.

Omicidio Reggio Emilia, il nipote di Pedrazzini: "Sospetti fin da subito"

Nel frattempo il nipote è stato ascoltato ieri mattina in caserma a Castelnovo Monti, accompagnato da un assistente sociale. Al momento è accolto in una casa protetta: tutto il resto della famiglia infatti si trova nel carcere cittadino di Reggio. Vale a dire la moglie di Pedrazzini, Marta Ghilardini (63 anni), la figlia 37enne Silvia e il marito di quest’ultima nonché padre dell’undicenne, Riccardo Guida, 42 anni. Tra quest’ultimo in particolare e la vittima, è opinione condivisa in paese, pare non corresse buon sangue. I loro computer e cellulari saranno esaminati, tutti i contenuti duplicati per le copie forensi, al fine di capire quale sia il possibile movente.

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Un elemento su cui gli inquirenti si sono soffermati ieri è poi un panno, su cui sono state rinvenute macchie ematiche, trovato nel baule della Fiat Panda di Pedrazzini. È stato repertato per effettuare l’esame biologico: pare che l’anziano avesse l’abitudine, tipicamente contadina, di uccidere animali da cortile e che poi li portasse alle sorelle. Tanto potrebbe trattarsi dunque di sangue animale, quanto su quel tessuto potrebbero trovarsi tracce biologiche del 77enne o di altri indagati.

Nel percorso verso la ricerca della verità che mette nel mirino i parenti con cui viveva la vittima, tra l’altro, ieri c’è stata una svolta ulteriore. Non più solo per omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere: ora i tre sono indagati anche per truffa ai danni dello Stato. Secondo quanto ipotizzato dalla Procura, avrebbero infatti continuato a percepire la pensione di Pedrazzini per mesi, non avendo al contempo mai denunciato la sua scomparsa. Questa insolita e prolungata assenza aveva allarmato non poco gli amici di Giuseppe e altri suoi famigliari stretti, che hanno raccontato di essersi rivolti anche ai suoi conviventi, ricevendo rassicurazioni sul fatto che Pedrazzini stesse bene. Quest’ultima ricostruzione va però in contrasto con quanto affermato dalla moglie della vittima ieri.

"Giuseppe si era allontanato ma non so perché – ha affermato –. Lui ha diverse sorelle: ogni tanto andava da loro. Io semplicemente attendevo che tornasse". Al di là del fatto che una sparizione di mesi potrebbe, se non dovrebbe, risultare sospetta già di per sé, altri parenti smentiscono: "Telefonavamo a casa, ma dicevano che lui non c’era o che era a letto". "Non saprei proprio dire dove fosse andato – sono le parole della figlia –. Mio padre aveva problemi di salute e a volte perdeva la memoria. Assumeva anche qualche farmaco". Quanto all’ipotesi che ci siano i soldi dietro a tutto questo: "Ma quali soldi? – ha aggiunto – Mio padre non ne aveva, a differenza di mia madre, che ha residenze e terreni".