"Incendio del Cusna, serve più responsabilità"

Il presidente del Cai, Stefano Ovi: "Se il vento fosse andato in direzione opposta le fiamme avrebbero invaso la Valle dell’Ozola con danni incalcolabili".

"Incendio del Cusna, serve più responsabilità"

"Incendio del Cusna, serve più responsabilità"

"Poteva avere effetti molto peggiori l’incendio del monte Cusna di sabato notte: se il vento fosse andato in direzione opposta, le fiamme anziché proseguire verso la vetta del monte, avrebbero invaso la Valle dell’Ozola con danni incalcolabili, mettendo a rischio rifugi, foreste e mirtillaie".

Questa è la prima riflessione del presidente del Cai, sezione di Reggio Emilia, Stefano Ovi, il quale manifesta tutta la sua preoccupazione per "incendi che con questa siccità si sa dove cominciano ma non dove finiscono". Il presidente Ovi ricorda che in realtà l’incendio di sabato pomeriggio, ripreso dalla webcam, è partito alle 16,30 fuori dal bosco e distante dal sentiero che porta al Rifugio Battisti. "Per fortuna il vento spirava in direzione sud-est – precisa Ovi – e così le fiamme, che hanno trovato facile esca nell’erba secca, si sono estese in quella direzione raggiungendo la Vetta del Cusna. Se il vento, come spesso accade, avesse cambiato direzione, l’incendio avrebbe invaso la Valle dell’Ozola e allora si sarebbero verificati guai seri con danni incalcolabili alla fauna selvatica, alle foreste e ai rifugi, oltre alle prateria ricche di mirtillaie".

L’incendio si è esteso su un versante ripido e roccioso per circa 280mila metri quadrati raggiungendo quota oltre 2000 metri, territorio del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Sono praterie di alta quota che conservano un habitat di particolare valore naturalistico e inserito nelle zone speciali di conservazione della Rete Natura 2000. Una rete ecologica europea che intende preservare a lungo termine gli habitat naturali e le specie di flora e fauna sempre più rari.

"Dolo o non dolo, questo è un grave evento che richiama tutti a un maggiore senso di responsabilità – prosegue il presidente del Cai, Stefano Ovi –; nella zona dell’incendio c’è un incrocio di sentieri che noi, come Cai, cerchiamo di mantenere in ordine per consentire a tutti coloro che amano la montagna di percorrerli agevolmente. Ricordiamo a tutti agli escursionisti che la montagna è un patrimonio comune da conservare, raccomandiamo la massima attenzione a chi, per qualsiasi motivo, sale in montagna in questo periodo di particolare siccità che gli esperti attribuiscono al cambiamento climatico. Noi siamo preoccupati, non ci rendiamo conto dei rischi che comporta un incendio come quello come quello di sabato sul Cusna. Diventano complicate anche le operazioni di spegnimento da parte dei vigili del fuoco e dei carabinieri forestali, perché con il vento basta una brace per far ripartire l’incendio. Infatti domenica pomeriggio i vigili del fuoco, allertati da un turista, sono tornati sul posto per spegnere un focolaio che stava ripartendo".

L’incendio si è sviluppato sabato pomeriggio a quota 1.800 metri sopra la Costa delle Veline a Ligonchio in Comune di Ventasso, nelle vicinanze del sentiero 623 che porta al rifugio Battisti, all’incrocio con il 627 che sale verso la vetta del monte Cusna.

"Un innesco da un luogo non casuale, ma per ora è prematuro stabilire le cause che comunque certamente non sono naturali".

Questo è stato rimarcato ieri dal direttore del Parco Nazionale dell’Appennino, Giuseppe Vignali. Il presidente Ovi ricorda che anche gli ospiti del rifugio Battisti (di proprietà del Cai) sono rimasti svegli tutta la notte ad osservare l’incendio, preoccupati per il vento che, se avesse cambiato direzione, avrebbe creato qualche problema anche a loro, come al resto della valle dell’Ozola. E conclude: "Condivido pienamente quello che ha detto il presidente del Parco, Giuseppe Vignali. Vigili del fuoco e carabinieri forestali proseguiranno nelle loro indagini, aspettiamo il risultato".