La figlia di Ilenia Fabbri cerca lo sguardo del killer

Momenti di tensione in aula a Ravenna, per l’inizio del processo per omicidio. La ragazza era seduta a pochi passi da Barbieri, il sicario assoldato dal padre

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L’ex fidanzato della faentina Ilenia Fabbri è tra i primi ad arrivare. Non sono nemmeno le 9 quando Stefano Tabanelli, stretto nel suo giubbotto di pelle scura, è in piedi fuori dall’aula. Per l’ex marito Claudio Nanni è questione di pochi minuti ancora: verso le 9.15 una nuvola di agenti della penitenziaria lo fa entrare in una della gabbie della corte d’assise. Sgrana gli occhi quando i fotografi lo immortalano a raffica. E’ visibilmente teso e smagrito: lo si direbbe addirittura più stempiato rispetto a quando, giusto poco dopo il delitto, camminava a piede libero intabarrato in un piumino tra gli agenti della Mobile durante la prima perquisizione a suo carico, quella che gli aveva disvelato l’indagine in concorso con ignoto.

L’ignoto ora non è più tale: si chiama Pierluigi Barbieri anche se tutti ormai lo conoscono come lo Zingaro, e viveva a Reggio Emilia. Una decina di minuti dopo gli agenti lo fanno entrare in una gabbia separata: fisico monumentale, l’espressione fissa e i pollici ficcati in tasca: ha l’apparente tranquillità del pugile che salga sul ring forte della sicurezza di un lungo allenamento. Siede in silenzio, come l’altro. I due non si guardano nemmeno un momento oltre il vetro antiproiettile che li divide: separati da 4 metri che sembrano chilometri. E anche Tabanelli, che si va a sedere a un’incollatura, li ignora in un fragile equilibrio frantumato solo dall’ingresso di Arianna. La giovane - 21 anni appena e la fatica di trascinarsi appresso una storia troppo grande per chiunque - inquadra subito il padre: tra i due segue un lungo, carico sguardo. Non si vedevano dal 3 marzo scorso: da quando la polizia, dopo avere incamerato una cospicua serie di elementi, era andata a casa del Nanni a prenderselo. Era ancora notte, Arianna era lì, appiccicata tra il sonno e l’incubo. E poi sempre un secco no dai magistrati alla richiesta di potere vedere il padre in carcere: l’ultimo no, giusto ieri a fine udienza. Del resto lei è uno dei testimoni chiave: quell’alibi che, per l’accusa, il padre aveva usato per dare campo libero al Barbieri.

Arianna va a sedersi accanto al suo avvocato. Lo Zingaro è dietro di lei, in diagonale, a una manciata di passi. Alle 9.40 l’udienza inizia. Il presidente prende la parola ma gli sguardi della ragazza hanno quasi sempre un’unica direzione: talvolta la giovane si sgranchisce le nocchie, riscalda i muscoli del collo agitando la testa con brevi movimenti rotatori, manifesto di un linguaggio corporeo che chiederebbe il confronto. Barbieri punta altrove, disinteressato da tutto. L’ultimo sussulto arriva quando in chiusura Arianna cerca di avvicinarsi alla gabbia dello Zingaro: questioni di proporzioni morfologiche, uno scricciolo verso un bisonte. Il suo avvocato e la fidanzata la raggiungono, la penitenziaria si frappone fino a vederla scomparire oltre un’uscita laterale.

Andrea Colombari