Scrive una lettera ai ladri. "Pensate se capitasse ai vostri cari"

L’iniziativa di Giovanna Iannò dopo il furto nella sua casa in via Cecati. "Abbiate un sussulto di coscienza"

Giovanna Iannò, 74 anni, mostra la lettera inviata ai ladri: «Che Dio vi perdoni. Nelle mie preghiere mi ricorderò di voi»

Giovanna Iannò, 74 anni, mostra la lettera inviata ai ladri: «Che Dio vi perdoni. Nelle mie preghiere mi ricorderò di voi»

Reggio Emilia, 21 febbraio 2017 - «Che Dio vi perdoni. Nelle mie preghiere mi ricorderò sempre di voi e delle vostre famiglie». Giovanna Iannò, 74 anni, fa un appello al residuo di onestà che può comunque avere un uomo abituato a vivere di criminalità e a qualcosa che lui può avere in comune con un derubato: l’affetto per i propri cari e il desiderio di sentirli protetti e sicuri. La donna, che abita in via Cecati, è stata derubata in casa: così ha deciso di scrivere una lettera aperta al ladro, «sperando che, se mai dovesse leggerla, abbia un sussulto di coscienza».

La 74enne è andata in pizzeria con una zia, venerdì sera, dalle 19.30 alle 21.30: «Al mio rientro ho trovato una porta interna aperta. Ho sentito la stanza invasa d’aria e ho scostato la tenda per controllare la porta del balcone: la tapparella era spaccata in quattro pezzi, il vetro era rotto. Ho cominciato a tremare. Ho chiamato mia figlia, un amico, il 112. Poi sono entrata in camera da letto e ho trovato tutto a soqquadro: le mie cose erano rovesciate fuori dai cassetti e dagli armadi. Mi hanno portato via quattro orologi, due catenine e un orecchino».

Da un controllo è emerso che i ladri avevano rotto il filo elettrico di un faretto che illumina il balcone e l’entrata del condominio, approfittando così del buio per fare le effrazioni senza essere visti.

Carta e penna, come si faceva una volta, la donna ha deciso di scrivere ai ladri: «Signori, io non vi conosco ma voi certamente conoscete me. Non mi sarei mai sognata di vedere tanto scempio in casa mia per mano vostra. Vi rendete conto di quale ferita profonda procurate alle persone: ci pensate mai alle nostre famiglie e ai nostri bambini? Nella mia vita sono stata colpita tante volte da grossi dispiaceri: questo dispiacere, dovete credermi, mi ha colpita dentro l’anima. Cosa vi ho fatto per essere punita così? Quando si entra in una casa è buona abitudine chiedere permesso. Voi non vi rendete conto del dolore che procurate. Pensate se facessero a voi e alle vostre famiglie tutto questo. Da bambina sono stata a lavorare non facendo mai del male, anzi del bene a tutti. Egiziani, russi, polacchi, ucraini, marocchini, senegalesi , persone di tutte le razze: ho sempre apprezzato il sacrificio che fanno lontani dalle loro famiglie. Sono tanto ferita nel corpo, nell’anima e nella mia serenità. Sono stata cresciuta nella mia famiglia con dieci figli tra tanti sacrifici ma, lo posso gridare ad alta voce, con tanta onestà».