Lettera dei familiari delle vittime "Giudici, ci spezzate il cuore È come ucciderli un’altra volta"

Ardian e Anjeza hanno perso tre figli e un nipote in quella drammatica notte sulla via Emilia. Dall’Albania, dove sono tornati, commentano la decisione di lasciare a piede libero il conducente.

di Daniele Petrone

"Signori giudici, la vostra decisione ci ha spezzato il cuore. È come se i nostri ragazzi fossero stati uccisi un’altra volta". Inizia così l’accorata lettera di Ardian e Anjeza Hyseni, i familiari delle quattro vittime (i figli Shane, Resat e Rejana di 22, 11 e 9 anni, oltre al nipotino Mattias di appena un anno e mezzo) nell’incidente stradale del 30 ottobre scorso sulla via Emilia, tra Gaida e Cadè. Una famiglia distrutta dal dolore. Dal giorno dei funerali, sono partiti per Durazzo, in Albania, nella loro patria di origine, dove resteranno senza più tornare in Italia se non per l’eventuale processo a carico del conducente Orjol Lame.

Impossibile per loro dimenticare di aver perso tre figlie e un nipotino in una notte sola. Ma loro, che abitavano a Parma, hanno voluto allontanarsi da quella maledetta via Emilia dove ha finito di versare tutte le loro lacrime, per evitare anche per sbaglio di passare davanti a quel rustico disabitato, sventrato dall’auto come se fosse un kamikaze. Chi c’era quella sera non può scordare mamma Anjeza piegata a terra dalla disperazione non appena ha saputo che i suoi angeli non ci fossero più. E le sue urla strazianti in camera ardente davanti alle bare bianche. Così come papà Ardian che dava le spalle al luogo della tragedia (foto in alto a destra), adornato dai peluches di ricordo portati dai compagni di classe dei piccoli figli, senza avere il coraggio di guardare, ma con l’intento di capire. Di avere verità. E giustizia. Ma questa per ora, per loro, non si può chiamare tale. Il fatto che Orjol sia libero è come se fosse stata una pugnalata.

"Non si può lasciare libero come l’aria l’assassino di quattro bambini. I miei angeli sono come stati uccisi un’altra volta. Non è giustizia questa", dice Anjeza che "teme che l’uomo finisca per sottrarsi al processo", come si legge nello sfogo diffuso in una nota stampa dallo studio legale ‘3A-Valore’ (società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni), affidandosi ai consulenti Sabino De Benedictis e Sara Donati nonché all’avvocato penalista del foro di Modena, Nicola Termanini che li sta tutelando nel corso della fase di indagini preliminari.

"Auspichiamo che l’incidente probatorio disposto nei mesi scorsi dal gip, su richiesta del pm, per espletare una perizia psichiatrica su Lame per accertare la capacità ci intendere e di volere e che adesso non ha chiaramente più ragion d’essere essendo l’indagato tornato ampiamente in sé, venga revocato per poter celebrare quanto prima il processo a suo carico e dare finalmente alla famiglia delle vittime quelle risposte che finora non ha minimamente ricevuto", concludono con amarezza i legali.