
Dopo una vita sul campo da calcio, Gigi allena il team di Castelnovo Monti "Ho sempre dato tutto. Non ci si improvvisa tecnici, bisogna studiare" .
di Claudio Lavaggi
Luigi Bertolini, alla festa provinciale dell’atletica leggera reggiana, ha ricevuto un premio come tecnico dell’Atletica Castelnovo Monti: detto così può trarre in inganno, ma quando Luigi è diventato "Gigi" ecco che è scattata la molla. Ma è il portierone di Villa Minozzo classe ‘56 che giocò pure nella Reggiana… "Sì, sono io – dice Gigi – ho iniziato da bambino con la pallavolo e il getto del peso, per passare al calcio, fare il professionista per 14 anni, poi diplomarmi Isef e insegnare per 30 anni all’Alberghiero e al Cattaneo. Poi ho allenato squadre di montagna come Roteglia, Castelnovo Monti, Vezzano, Montecavolo, per tornare all’atletica come master e ora come tecnico della società di Teggi e Azzolini".
Davvero un bel giro, ma al calcio come arrivò?
"Un classico, il più alto va in porta. E così, mancando il portiere titolare del Cavola nel Montagna, a 14 anni mi sono trovato tra i pali della squadra seniores. La notizia arrivò a Clinio Prandi, della Prater che poi mi veniva a prendere per un allenamento alla settimana a Reggio, mentre domenica mattina partivo in corriera per andare ad allenarmi". Sino al momento in cui?
"Qualche anno dopo Prandi mi portò a fare provini, Torino, Spal, Atalanta e alla fine mi presero all’Inter. Di lì a Sassuolo e in altre squadre, a Livorno dove allenatore era Burgnich. Poi lui nel 1981 andò a Catanzaro, in Serie A, e mi chiese se volessi andare a fare il 12°. La mia risposta fu immediata, mister, in Serie A vengo a piedi".
Nel 1985/86 alla Reggiana di Cadè.
"Ci tenevo tantissimo a giocare almeno un anno per la mia città e capitò l’occasione di fare il secondo a Facciolo. Lui non partì bene, e così collezionai una quindicina di partite".
Poi l’insegnamento.
"Presi il diploma Isef quando giocavo a Lucca e ho insegnato tanti anni. Mi è tornata voglia di lanciare il peso e 5 anni fa ho vinto un titolo italiano del Centro Sportivo".
E infine a bordo pista.
"In effetti le gare master non le sentivo mie e quattro anni fa, parlando con Nino Teggi, mi ha chiesto se volessi dare una mano alla società. Adesso mi hanno segnalato per il premio provinciale, ma secondo me non lo merito".
Un tecnico non si improvvisa in nessuno sport, vero?
"Certo che no, un po’ di teoria l’avevo, ho studiato, ho guardato tanti filmati, ho contattato altri tecnici, mi sono sempre confrontato con quelli che salivano a Castelnovo magari nei raduni azzurri".
Rimpiange qualcosa?
"Nella mia carriera di portiere credo di aver dato il massimo di quanto fosse nelle mie possibilità, ho dato la pelle, fino all’infortunio alla schiena patito in allenamento col Sassuolo che ha contribuito a farmi smettere". Atletica e calcio, due sport simili?
"Assolutamente no, nell’atletica non puoi fare il lavativo, nel calcio il singolo si nasconde di più".
I suoi rapporti con i social e con i telefonini che fanno di tutto?
"Social, smartphone? Cosa sono? Il mio telefonino non fa nemmeno le foto".