ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"Mescolini trasferito"

Il Csm, riunito in seduta plenaria, ha deciso con voto unanime

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di Alessandra Codeluppi

Si chiude a Reggio una pagina di storia scritta da inquirente che, prima come pm della Dda e poi come procuratore capo, comunque la si pensi, ha lasciato il segno: Marco Mescolini dovrà lasciare la città e la regione. Sono servite poco meno di tre ore, ieri pomeriggio, ai membri del plenum del Csm, per decidere sul suo futuro professionale: il "sì" al trasferimento è arrivato ieri alle 18.28, dalla riunione plenaria del Csm, che ha approvato all’unanimità la proposta già avanzata dalla Prima commissione, che aveva ravvisato l’incompatibilità ambientale. Ad aprire la seduta è il consigliere Nino Di Matteo, relatore della delibera della Prima commissione: con parole a tratti ancora più dure di quelle contenute nel documento, rievoca la vicenda. Ricorda che la peculiarità del caso è che nasce "non solo dai messaggi tra lui e Luca Palamara, e tra quest’ultimo e altri magistrati, ma anche dai quattro pm che hanno preso spunto dalle chat per fare un esposto". Dei sostituti Isabella Chiesi, Maria Rita Pantani, Valentina Salvi e Giulia Stignani, rimarca "le diverse anzianità di servizio, anche dentro la Procura reggiana, e l’eterogeneità delle materie da loro seguite". Ripercorre la questione degli atti giudiziari arrivati dopo le elezioni: "Non importano tanto i tempi, quanto la rivendicazione pubblica della bontà di quella scelta, ricondotta anche ai pm che invece l’avevano subita. Cioè quella di una Procura brava a non interferire con le elezioni. E il problema è che il sindaco Luca Vecchi si sente di esprimere solidarietà al procuratore capo". E poi dirà che "non stavamo processando Mescolini, ma valutando le colleghe che hanno dimostrato coraggio non scontato". Il difensore di Mescolini, avvocato Franco Gaetano Scoca, ha attaccato la validità dell’istruttoria svolta: "A me sembra che la Prima commissione sia stata attenta, ma a senso unico", snocciolando poi motivi per cui "l’indagine non è stata molto accurata": "Sono stati sentiti solo i quattro pm contro di lui, mentre un’altra persona ha dichiarato che lui era presente e collaborava con tutti i sostituti". Sulle chat, evidenzia che "sono tutte successive al 14 febbraio 2018, data fissata per il plenum, mentre la sua nomina avvenne il 4 luglio: le chat riguardano i tempi, non il contenuto della deliberazione". Afferma che "mai è stata mandata la mail per la nomina, e che comunque non ci sarebbe stato nulla di male per la sua proposta già supportata". Sui tempi degli atti giudiziari, sottolinea che le perquisizioni in Comune fatte dopo il voto "non hanno avuto esito negativo sulle indagini". Su ‘Angeli e demoni’, "voleva solo prendersi il tempo di leggere l’avviso di fine indagini, oltre un migliaio di pagine". Chiede di sentire altre voci: "Possibile che il trasferimento venga deciso senza sentire prefetto, questore, presidente del tribunale? Perché sono stati valorizzati solo gli aspetti sfavorevoli?". A spegnere le sue richieste è il consigliere Giuseppe Marra: "Si potevano sentire altri, ma su richiesta della difesa che però non è stata fatta". Elogia le pm: "A loro va un plauso perché hanno avuto coraggio contro il dirigente e messo la faccia in un contesto di forte contrasto politico". La presidente della Prima commissione Elisabetta Chinaglia sottolinea che "non sono in discussione le sue capacità professionali e non si vuole dire che le sue scelte sono state viziate da interessi politici". Per il procuratore generale Giovanni Salvi, "sarebbe bastata l’indicazione del comportamento non lineare verso le colleghe", ma ci tiene a rimarcare anche "i molti meriti" di Mescolini, "le indagini di grande rilievo, come ‘Aemilia’ che non era a favore di una parte". Antonio D’Amato rievoca la partita con Alfonso D’Avino tra Reggio e Parma, e stigmatizza la "nomina nata male". Unico fuori dal coro, Michele Ciambellini si dice "non d’accordo" con D’Amato, perché "la sua candidatura era di alto livello, lui ha fatto ‘Aemilia’, requisito per diventare procuratore capo anche in altre città. E non farei un plauso ai pm: il loro doveva essere il terreno neutro su cui partire. Starei anche attento alle strumentalizzazioni che nasceranno. Voto sì soprattutto per aiutare la Procura reggiana". Anche Giuseppe Cascini precisa che "non sarebbe corretto dire che il trasferimento avviene perché dalla stampa è nato il sospetto che lui aiutasse una parte politica".Infine piovono gli "a favore", che daranno inizio a una nuova stagione.