Reggio Emilia, profughi alla sicurezza dei concerti. "Zero controlli, rischio terrorismo"

Tra le manifestazioni nel mirino anche Modena Park, Rolling Stones, Depeche Mode e Guns. Due arresti, indagati anche titolari di società specializzate: sono di Bologna e Modena

A Modena Park c'erano 220mila persone

A Modena Park c'erano 220mila persone

Reggio Emilia, 28 gennaio 2019 - Dalle coste libiche alla security. Con falsi decreti prefettizi (VIDEO) utilizzavano “in nero” anche profughi richiedenti asilo, nomadi e pregiudicati  per gestire la sicurezza dei grandi eventi, senza che questi imrovvisati addetti ne avessero neanche la minima preprazione. Non solo: nessuno di loro è mai stato controllato, esponendo gli spettatori al rischio terrorismo (VIDEO). E questo - rilevano i carabinieri - "ha esposto decine di migliaia di persone a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza".

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Anche perché stiamo parlando della security a grandi eventi di massa: si parte con il live dei Guns n' Roses all'autodromo di Imola a giugno 2017, poi arrivano il concerto dei Depeche Modea a Milano, il grande evento di Modena Park che ha visto protagonista Vasco Rossi (1 luglio 2017) e coinvolto una marea oceanica di persone, lo show di David Guetta a Padova (28 luglio 2017) e quello di dj Salmo a Modena (9 settembre 2017) e l'evento a Lucca dei Rolling Stones (23 settembre 2017).

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L'operazione, condotta dai carabinieri di Reggio, si chiama "Security danger" e ha portato a 4 ordinanze cautelari e a varie perquisizioni che sono ancora in corso. Nel mirino ci sono un modenese di 38 anni e un bolognese di 63, titolari di due importanti società di sicurezza "operanti sul territorio nazionale"  a cui è stato interdetto l’esercizio di attività imprenditoriali, nonché di due pregiudicati campani, madre e figlio, con base nel reggiano, finiti in cella.

In alcuni casi queste persone, reclutate appena sbarcati in Italia dalla Libia, non parlavano nemmeno italiano, figurarsi se erano preparati a svolgere il lavoro per il quale, comunque, venivano sottopagati. Ma non c'erano solo profughi: l'organizzazione reclutava anche nomadi e pregiudicati. A poche ore dall'evento, grazie anche a un tam tam sul web, venivano coinvolti e dotati di tesserini di riconoscimento che riportavano autorizzazioni prefettizie (della Prefettura di Napoli) del tutto falsi: la fototessera dveniva incollata e questo era tutto.

Le 'truppe' così reclutate venivano spedite sul campo: alcuni di loro venivano usati al filtraggio del pubblico e al controllo degli effetti personali (borse, marsupi, zanini) senza avere la più pallida idea di come procedere, venivano usati alla vigilanza degli ingressi e in alcuni casi anche sotto al palco. Il sistema messo in piedi da madre e figlio di 50 e 30 anni, truffatori seriali già arrestati nel 2016 nell'operaizone Deep Impact, originari del salernitano, ma domiciliati in città, era ben oliato e congeniato. I due, infatti, pubblicava su vari siti di annunci o sui social, come Subito e Facebook, offerte di lavoro per cercare candidati che volessero prendere parte ai concerti nella veste di uomini della security. 

Il profilo ricercato era quello dei richiedenti asilo, migranti, ma anche pregiudicati. Tutte persone disposte a lavorare con turni massacranti, anche di 15 ore, per una paga esigua, circa 6 euro all'ora, che spesso non veniva corrisposta dopo il lavoro svolto, così da spingere le persone ad accettare un nuovo impiego con la speranza di vedersi pagate entrambe le prestazioni. Una volta messo insieme un gruppo di persone, allora, madre e figlio organizzavano dei summit nella loro casa, poi prendevano accordi con gli amministratori unici delle due società di organizzazione eventi di Modena e Imola per inviare i candidati sul luogo del concerto in un furgoncino per poi essere affidati agli ignari addetti delle due società.

Prima, però, a ognuno veniva dato un tesserino falso attestante la pubblica certificazione di addetti alla sicurezza (richiamandosi alla legge 94/2009) su cui, solo al momento dell'inizio dell'evento musicale, incollavano le fototessere degli interessati. In questo modo gli addetti alla sicurezza, senza nessuna preparazione si occupavano di far defluire i partecipanti al concerto e staccare i biglietti, ma a loro veniva permesso anche di arrivare fin sotto al palco con i loro effetti personali senza che nessuno li controllasse. Proprio per questo, quindi, uno dei richiedenti asilo sfruttato in questa operazione illegale ha raccontato ai carabinieri di essere rimasto "sorpreso" per tutto ciò e che trovò strana "l'assenza di controllo poiché se io fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa". 

Proprio per questo, quindi, anche il comandante dei carabinieri Cristiano Desideri ha spiegato che tutto ciò "ha di fatto esposto decine di migliaia di persone a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza, in un periodo di elevata sensibilità e attenzione in tema di potenziali attentati terroristici". Alla fine delle indagini, coordinate dal pm Valentina Salvi, quindi, madre e figlio sono stati arrestati, mentre i due amministratori unici delle due società di eventi di Modena e Imola, di 38 e 63 anni, sono stati interdetti all'esercizio di attività imprenditoriali per dodici mesi. Tutti devono rispondere dei reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazione a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative.