Omicidio di Reggio Emilia, la custode: "Non era la prima volta che litigavano"

Le testimonianze della moglie del custode dell’azienda e dei colleghi di lavoro: "Era un gran lavoratore. Portava allegria a tutti. I due aggressori? Non volevano che continuasse a restare in questa fabbrica"

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Reggio Emilia, 8 febbraio 2022 - "Mamma mia che pomeriggio! Ero in casa. Non ho assistuto alla scena, ma ho visto tutto quello che hanno fatto i sanitari per salvare la vita a quel povero ragazzo. Gli han fatto il massaggio cardiaco per ore".

Omicidio a Reggio Emilia, ammazzato per un posto di lavoro

A parlare è la moglie del custode storico della Quattro B: "Pensi che poche settimane fa mi è morto anche mio marito - racconta - Per anni lui è stato il custode dell’azienda. Da quando è andato in pensione, siamo comunque rimasti qui, in questa casa (Un’abitazione a due piani all’interno della corte in cui è presente la fabbrica a Codisotto, ndr) in affitto e lui comunque rimaneva qui a ’controllare’ tutto quello che succedeva".

"Se conoscevo Ranjeet? Certo che si. Lavorava qui da olte dieci anni - risponde la signora -. Era un ragazzo sempre allegro, ben educato. Ogni tanto mio marito nel dialetto della Bassa gli diceva ’va pian’ (vai piano, ndr) quando usciva dalla corte per andare a casa, spingendo un po’ sull’acceleratore. Era un bravo ragazzo".

Un breve, amaro, sorriso, prima di tornare seri: "Io non ho assistito alla scena, me l’hanno raccontata chi era dentro - prosegue -. Lo hanno piacchiato. Lui all’inizio era cosciente, ma poi è crollato. Lo hanno caricato sull’ambulanza. I medici han fatto di tutto per salvarlo. Gli han fatto il massaggio cardiaco per ore, ma non c’è stato nulla da fare. Quello che so per certo è che questa non era la prima volta che bisticciavano. Era già successo altre volte, da quanto mi veniva riferito"

"Non è la prima volta che si fa a botte in quella fabbrica - ci sussurra una dipendente - Soprattutto tra Niku (la vittima, ndr) e questi due fratelli. Che tipo era lui? Un gran lavoratore ed una persona veramente godibile. Scherzavamo tanto nelle pause di lavoro, anche se eravamo in due settori diversi della fabbrica".

Chi invece, adombra l’ipotesi che questa aggressione finita nel modo peggiore possa essere stata quasi premeditata è un collega, indiano pure lui, di Bains: "Secondo me l’hanno fatto apposta questa volta. Era da un po’ che quei due lo stavano provocando - racconta il collega in un italiano un po’ stentato -. Io sono arrivato a lavorare qui quasi in contemporanea con Sanjeet. Questi due fratelli, invece, erano arrivati da due, tre mesi".

Ma ecco il dettaglio che spiega il movente: "Ma quello che dovete sapere è qui, in fabbrica, lavorano anche i parenti di questi due fratelli. Ed è come se, in pratica, questi sin dal primo momento in cui sono venuti a lavorare, avessero voluto escluderlo da qui, farlo abbandonare, per portare dentro un qualche loro amico o parente. Così, sin da subito, hanno iniziato a provocarlo, a dirgli delle parole durante i turni. In altre occasioni si erano verificate delle discussioni. Fino a quando oggi, improvvisamente, dopo la pausa-pranzo, è successo quello che è successo".

"Sanjeet era cosciente subito. Gli usciva sangue dalla bocca - conclude il collega - Poi la situazione è completamente precipitata".

ni. bo.