
Giovani migranti accolti in un condominio fatiscente a Reggio Emilia, contesto di illegalità e degrado. Associazione denuncia mancanza di integrazione e rispetto.
"Giovani migranti accolti in un appartamento al secondo piano di un condominio fatiscente dove regnano da molti anni illegalità ben note e degrado, tra spaccio, ubriachezza molesta e risse. Proprio qui sarebbe partita la violenta maxi-rissa tra nigeriani del settembre 2015".
Lo segnala l’associazione Reggio Civitas, attraverso la referente Valentina Iannuccelli, puntando l’attenzione verso l’alloggio in cui sono accolti alcuni migranti di etnia sub-sahariana, in un edificio gestito da una cooperativa, che ha acquistato l’immobile nel 2018.
"Siamo in via Emilia all’Ospizio al civico 3, dietro la stazione di servizio di piazza Tricolore – aggiunge la Iannuccelli – dove i residenti storici sono letteralmente scappati svendendo i loro appartamenti a cittadini di origine straniera. Gli stessi appartamenti ora occupati da persone che non risultano essere riconducibili ai proprietari. Prima di andarsene, alcuni dei residenti storici, come la signora, hanno provato a contrastare la situazione con esposti e denunce pubbliche. Ma è stato tutto inutile. Altri esposti e segnalazioni sono poi arrivati alle autorità competenti da Reggio Civitas, dall’amministrazione condominiale e, quest’anno, da un residente al civico 7. Oggetto di esposto da parte di Reggio Civitas anche un negozio etnico, già assoggettato a sequestro di prodotti non conformi, la cui titolare ha attività d’impresa in un ristorante tristemente noto per risse che hanno visto coinvolti dei clan nigeriani".
È convinzione dell’associazione Reggio Civitas che questo sia un contesto "ben lontano dal rendere attuabile il processo di integrazione e dal rispetto della dignità delle persone, valori sempre prospettati dalle organizzazioni e dagli enti che gestiscono l’accoglienza dei migranti e da chi promuove il modello dell’accoglienza diffusa per essere, almeno teoricamente, in grado di evitare i ghetti e l’emarginazione sociale".