Pestato fuori dal Rockville. Il pm invoca il pugno duro: "Condannateli a 16 e 9 anni. Miravano ad ucciderlo"

La requisitoria della procura nel processo per l’aggressione a Giuseppe Checchia. I due imputati accusati di tentato omicidio aggravato per i fatti di Castellarano. "La vittima fu accerchiata in branco e poi colpita con un enorme sasso sul cranio".

Pestato fuori dal Rockville. Il pm invoca il pugno duro: "Condannateli a 16 e 9 anni. Miravano ad ucciderlo"

Pestato fuori dal Rockville. Il pm invoca il pugno duro: "Condannateli a 16 e 9 anni. Miravano ad ucciderlo"

"La condotta dei due imputati mirava esclusivamente a uccidere". E il giovane ferito, allora 18enne, "fu aggredito con volontà da branco". Il pm Maria Rita Pantani ha chiesto pene severe per i due giovani imputati per la grave aggressione subita da Giuseppe Checchia, modenese oggi 21enne, all’uscita dalla discoteca ‘Rockville’, nella notte del 9 ottobre 2022, a Castellarano, rimasto in coma 17 giorni. Davanti al collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ieri si è tenuta la discussione delle parti nel processo con rito abbreviato, condizionato alla perizia medico-legale. I due giovani devono rispondere di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalla minorata difesa del giovane colpito. Il pm Pantani ha chiesto 16 anni di condanna per il 22enne Daniele Eugenio Vernucci, di Sassuolo e 9 anni per il 19enne Kevin Coppolecchia di Castellarano; secondo il pm non vanno riconosciute le attenuanti generiche. Entrambi sono agli arresti domiciliari, Vernucci ha anche il braccialetto elettronico. Così il pm ha ricostruito la dinamica: "Secondo alcuni testimoni, Vernucci avvicinò Checchia impugnando la pietra raccolta prima dal suolo e la scagliò contro il suo cranio. Coppolecchia gli sferrò un violentissimo pugno: vide l’altro arrivare con l’enorme sasso, e una volta che il giovane si accasciò al suolo pieno di sangue, non fece nulla e diede calci al giovane inerme. Una teste ha poi confermato come i due si accanissero su Checchia che era a terra". Secondo il pm sussustono i futili motivi: "Ci fu una lite dentro la discoteca, dove Checchia non era neppure uno dei due contendenti: l’unico errore che lui fece fu quello di cercare di fare da paciere. Il gruppo di Sassuolo, di cui facevano parte gli imputati, si arrabbiò e prese in mezzo un giovane che non c’entrava nulla". E anche la minorata difesa: "Lui fu accerchiato e rimase solo in balia degli altri". Ha evidenziato come negativa la condotta da loro tenuta dopo i fatti: " Si cancellarono dai social, forse per non essere scoperti, e si guardarono bene dall’andare a confessare dai carabinieri. Poi nell’interrogatorio di garanzia chiesero scusa, ma non hanno risarcito i danni". Il pm ha chiesto la pena più alta per Vernucci ravvisando la recidiva reiterata (per una rapina e reati contro il patrimonio e la persona), che invece non ha Coppolecchia – pur con qualche denuncia a carico – per il quale la domanda più leggera è stata giustificata "per la condotta meno violenta". Parola poi all’avvocato di parte civile Marco Augusto Pellegrini, che affiancato in aula dal suo assistito Giuseppe Checchia, con i segni visibili del trauma sulla testa – assistito anche dall’avvocato Cosimo Zaccaria – ha chiesto una provvisionale di 100mila euro.

Infine l’arringa dell’avvocato Roberto Ghini per entrambi i giovani, codifesi dagli avvocati Valentina Schenetti e Roberta Pasquesi: "Entrambi ammisero di essere ricorsi al pugno e al sasso. Checchia reagì al pugno, lo disse lui stesso, e l’altro nel frattempo gettò il sasso, però alla cieca. La parte civile sostiene che Vernucci fosse dietro Checchia, ma i testimoni dicono che lui era di fronte". E poi: "La visione dei filmati permette una ricostruzione molto diversa. Emerge che c’è un gruppo di ragazzi di Modena che ebbero comportamenti aggressivi e litigarono col buttafuori, peraltro mai ascoltati dalla Procura nonostante la mia richiesta, che cercarono di accompagnarli all’esterno. I sassolesi finirono al centro di un lancio di sassi e bastoni che colpirono la schiena di uno dei due imputati. Si parla di accerchiamento di Checchia e di calci in faccia che però non ci furono: ci fu una dichiarazione rilasciata ai carabinieri da una ragazza, ma Checchia, a cui va dato il merito di non aver mai avuto astio, l’ha smentita e pure gli altri testi. L’indagine fu fatta male: due testimoni videro il sasso a terra, non lanciato o raccolto, ed è ancora là". Il difensore cita le risultanze dell’analisi del medico legale: "Non ha potuto escludere che l’ematoma sul cranio riportato da Checchia fosse dovuto come contraccolpo all’impatto col suolo". Lui sostiene che non si trattò di tentato omicidio, ma di lesioni; oltre all’insussistenza delle aggravanti contestate . E ha rimarcato che i due imputati volevano lavorare per risarcire il danno, ma il pm impugnò. Rinvio al 27 marzo per repliche e sentenza.