Processo Aemilia, le condanne della sentenza. Due anni a Iaquinta. "Vergogna"

L'ex calciatore in aula assieme al padre (condannato a 19 anni). "Vergogna, ridicoli. Noi non c'entriamo nulla", hanno urlato lasciando il tribunale AGGIORNAMENTO / Arrestato il padre di Iaquinta

"Non ho fatto nulla", urla l'ex calciatore fuori dall'aula (foto Artioli)

"Non ho fatto nulla", urla l'ex calciatore fuori dall'aula (foto Artioli)

Reggio Emilia, 31 ottobre 2018 - Il primo punto fermo: 118 condanne, 24 assoluzioni, 5 gli imputati per cui non si procederà perché i reati sono prescritti, mentre un imputato è deceduto in attesa della sentenza. Il tutto per oltre 1.200 anni complessivi. Finisce così il primo grado  del processo Aemilia, tra urla e strepiti dell'ex calciatore e campione del mondo Vincenzo Iaquinta (FOTO) che è stato condattao a 2 anni. Pesanti anche le condanne per i 24 imputati che venivano giudicati contemporaneamente anche in rito abbreviato per reati commessi dal carcere durante il processo Aemilia: 325 anni di carcere complessivo per loro, con condanne che arrivano a 17 anni e 4 mesi (con sconto di un terzo della pena) per Michele Bolognino, a 16 anni e 4 mesi per Gianluigi Sarcone e a 16 anni per Palmo Vertinelli e Giuseppe Vertinelli (classe 62).

AGGIORNAMENTO / Arrestato il padre di Iaquinta

Nel rito ordinario sono stati tutti condannati dai giudici Francesco Maria Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat i 34 imputati accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso; tra loro le pene più severe sono state comminate a Carmine Belfiore con 21 anni e 8 mesi di reclusione, a Gaetano Blasco (21 anni), Michele Bolognino (20 anni e 7 mesi) e Giuseppe Iaquinta, padre dell'ex calciatore, che è stato condannato a 19 anni.

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I giudici, dunque, hanno stabilito una pena di 2 anni per Vincenzo Iaquinta: l'ex giocatore della Nazionale e della Juve è stato condannato per un reato legato al possesso di armi; per lui è però caduta l'aggravante mafiosa. Per lui la Dda aveva chiesto 6 anni. Ben più severa, la pena per il padre, Giuseppe Iaquinta, condannato a 19 anni (quanti chiesti dai pm) per affiliazione alla 'ndrangheta. Padre e figlio, presenti durante la lettura del dispositivo (VIDEO), se ne sono andati appena sentito le pesanti condanne: "Vergogna ridicoli", hanno urlato lasciando l'aula.

"Il nome 'ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia - si è sfogato l'ex calciatore (VIDEO) -. Non è possibile. Andremo avanti. Mi hanno rovinato la vita sul niente perché sono calabrese, perché sono di Cutro. Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Noi non abbiamo fatto niente perché con la 'ndrangheta non c'entriamo niente. Sto soffrendo come un cane per la mia famiglia e i miei bambini, sono rovinati senza che io abbia fatto niente". "Non c'è una sola prova che io abbia fatto quello di cui mi accusano - gli gha fatto eco il padre Giuseppe -. E' un processo politico per dimostrare che a Reggio Emilia c'è la 'ndrangheta. Io non sono un 'ndranghetista".

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Ecco alcuni degli altri condannati, tutti apparsi nel lunghissimo dispositivo della sentenza, la cui lettura è stata interrotta anche da urla di approvazione ("Bravi, bravi", si sgola una signora tra il pubblico).  A Pasquale Brescia, imprenditore edile e titolare del ristorante Antichi Sapori di Gaida, è stata inflitta una pena di 6 anni e 9 mesi. Omar Costi, imprenditore reggiano di 43 anni, è stato condannato a 13 anni e 9 mesi. All'imprenditore di Scandiano Giuliano Debbi, amministratore di una società quotata in Borsa, inflitti 4 anni. Per l'imprenditore Mirco Salsi, ex patron Reggiana Gourmet, 4 anni e 6 mesi. A Gianluigi Sarcone una pena di 3 anni e 6 mesi. A Luigi Silipo, cutrese di 45 anni residente a Cadelbosco, 9 anni. Il pentito chiave del processo, Antonio Valerio, è stato condannato a 6 anni e 2 mesi grazie alle attenuante e generiche.

E ancora: 9 anni e 10 mesi di carcere per Augusto Bianchini (l'accusa per lui aveva chiesto 15 anni), 4 anni per la moglie Bruna Braga, 3 per il figlio Alessandro Bianchini. E 8 anni per l'imprenditore modenese Gino Gibertini per il quale il pm aveva chiesto 17 anni di cella.

"Questo processo ci insegna tanto nella prospettiva della bonifica del territorio - ha spiegato il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Aamato (VIDEO) -. Ma i protagonisti di questo processo non possono essere solo le forze dell'ordine e la magistratura, ma anche tutta la collettività".

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