REDAZIONE REGGIO EMILIA

Saman, il legale di Shabbar: «Stato italiano colpevole. Cercate il vero assassino»

Le sconvolgenti parole dell’avvocato Mahmood dal Pakistan, in collegamento con Chi l’ha visto: «Le autorità italiane hanno creato uno scontro con l’Islam e i musulmani»

Shabbar Abbas

Shabbar Abbas

Reggio Emilia, 16 febbraio 2023 – «Le autorità italiane raccontano di uno scontro tra Saman e la sua famiglia. Ma in verità è uno scontro tra Saman e le autorità italiane. Shabbar vuole che venga trovato il vero assassino». Le parole, a tratti sconvolgenti, sono quelle del legale pachistano di Shabbar Abbas, l’avvocato Akhtar Mahmood. Il padre della giovane Saman è in carcere nel suo Paese, in attesa della decisione sulla sua estradizione (udienze rinviate per 11 volte). In un collegamento dal Pakistan con la trasmissione Chi l’ha visto, Mahmood si lancia in aperte accuse di razzismo verso lo Stato italiano, ribaltando (o tentando di farlo) tutta la ricostruzione minuziosa fatta dagli inquirenti italiani su quella tragica notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021. Supportata anche da intercettazioni e registrazioni di messaggi vocali tra gli indagati.

Inizia così il legale di Shabbar: «Lo Stato italiano ha recluso la ragazza in una comunità. La famiglia non lo voleva, e non lo voleva neanche lei perché è scappata tante volte». Ma se sono vere le fughe di una ragazza 17enne che cercava di vivere la sua relazione con il fidanzato (costituitosi parte civile nel processo), è quantomeno ardito definire ’reclusione’ una misura presa dai servizi sociali per difendere la ragazza dopo le svariate segnalazioni di liti violente in famiglia.

«Lo scontro in verità è tra Saman e le autorità locali – continua il legale in videocollegamento – Non permettevano ai genitori di incontrarla, non le permettevano di pregare come una musulmana. Questi sono i problemi tra lo Stato italiano e Saman». Un ribaltamento totale del racconto che emerge dalle carte, dove la ragazza, più che cercare una vita da ortodossa musulmana, ci teneva a sentirsi libera di vestirsi e vivere all’occidentale. Senza certo negare le sue origini e il suo credo.

«Ho avvertito io Shabbar della morte di Saman, gli ho detto che il cadavere era stato ritrovato – racconta poi il legale quando gli viene chiesto del perché di quella repentina fuga dei genitori dall’Italia il primo maggio – Ma lui lo sapeva già e mi ha detto che lui e la sua famiglia hanno il diritto di combattere contro chi ha commesso questo crimine, contro il vero assassino». E cos’è successo quella notte? Il legale di Shabbar Abbas non lo sa spiegare, ovviamente: «Saman ha incontrato i genitori il 30 aprile ed è tornata nella comunità. Che poi sia scappata con qualcun altro non lo sappiamo. La verità è che lei è andata a dire loro che voleva lasciare l’Italia per sempre, questo perché molti ragazzi sono spaventati dalla vita in comunità. Shabbar aveva deciso di lasciare il Paese e trasferirsi in Pakistan, per questo aveva comprato i biglietti tre o quattro giorni prima. Lei aveva detto loro che li avrebbe raggiunti appena avrebbe avuto i documenti dalla comunità per poter viaggiare perché le impedivano di viaggiare all’interno del Paese». E infine l’accusa più pesante, l’avvocato Mahmood lo rivolge contro le autorità italiane: «Lo Stato italiano ha converito la morte della figlia in un omicidio d’onore. Lo Stato italiano ha creato uno scontro verso i musulmani e verso l’Islam».