Reggio Emilia, "Aggrediti da sei coloni israeliani, la mia ragazza presa a bastonate"

Il racconto del terrore di Simone Ruffini, 28enne studente reggiano a Gerusalemme: "Siamo stati salvati dall’esercito"

Reggio Emilia, 15 gennaio 2023 - «Io e la mia fidanzata siamo stati aggrediti a bastonate in Cisgiordania dai coloni israeliani". È il racconto di terrore di Simone Ruffini, 28enne reggiano di Gattatico, studente di dottorato da due anni e mezzo all’Università Ebraica di Gerusalemme. Una terra ricca di fascino e storia, ma da sempre lacerata da mille conflitti. Il giovane si trovava con la sua compagna da cinque anni, la 29enne Samera Ayyad – originaria di Verona e col doppio passaporto italiano-isrealiano, ma palestinese (lavora per un’organizzazione con base a Gerusalemme) – assieme ad un gruppo di una quarantina di escursionisti, palestinesi, francesi e americani.

Un fermo immagine del video dell'aggressione in Cisgiordania
Un fermo immagine del video dell'aggressione in Cisgiordania

«Siamo partiti intorno alle 9 per una camminata attraverso la valle di Mùrajat vicino a Gerico – spiega Simone – Si tratta di un sentiero tracciato, segnato e sicuro, la nostra guida l’aveva fatta quattro volte nell’ultimo periodo. Erano circa le 17,30 quando siamo arrivati nelle montagne verso la fine del wadi (letto di un torrente, ndr ). Qui siamo stati sorpresi da sei persone che ci hanno minacciati e attaccati con bastoni e spray al peperoncino per impedirci di proseguire. La mia fidanzata è stata colpita ad un braccio e con lei un’altra ragazza della comitiva".

La stessa Samera dirà poi al quotidiano liberal Haaretz di essere "stata portata all’ospedale e dimessa con lividi".

Simone ci inoltra persino il referto medico dell’ospedale e il video dell’aggressione che il Carlino ha pubblicato sul proprio sito internet.

Il gruppo è rimasto dunque bloccato per ore, essendo stato respinto dai facinorosi. "A quel punto – continua Simone – ognuno di noi ha avvisato le rispettive autorità diplomatiche di riferimento, per metterle al corrente della situazione e soprattutto per chiedere aiuto. Anche perché dovevamo per forza passare di lì per raggiungere il pullman e tornare a casa. Alla fine, dopo oltre due ore e quando era buio, è arrivato l’esercito. I soldati israeliani ci hanno scortato in sicurezza fino all’autobus".

Il Consolato generale italiano a Gerusalemme ha fatto sapere all’ Ansa di "aver assistito i due connazionali che hanno chiesto di accelerare l’intervento dell’esercito israeliano per poter concludere in sicurezza la loro escursione avendo segnalato di essere stati aggrediti da un gruppo di coloni". Secondo attivisti israeliani, citati dal giornale Haaretz , gli aggressori fanno parte di un un nuovo avamposto ebraico della zona in questione.

«Ci hanno detto che sono persone note – puntualizza Simone – che solitamente intimidiscono i pastori palestinesi. L’area in cui eravamo è un territorio palestinese riconosciuto dalla legge internazionale, ma i civili israeliani le occupano". E ancora: "La religione sicuramente gioca una componente importante nella mentalità di queste persone – spiega, riferendosi al fatto che ad essere stata bersagliata sia stata la sua fidanzata palestinese – Ma il loro obiettivo più che religioso era è quello di intimidire i palestinesi e reclamare il possesso della terra. Ma sarebbe un discorso molto ampio... Come mai in quaranta contro sei non siamo riusciti a fare la voce grossa? Noi venivamo in pace, loro erano armati. Non ce la siamo sentita di passare lo stesso. Io non le ho viste, ma qualcuno del gruppo dice di aver visto anche delle armi da fuoco. E poi qui è risaputo che se un palestinese reagisce, passa dalla parte del torto...".

I nfine dice: "Abbiamo avuto paura, non è stata una bella esperienza e tanti della comitiva sono rimasti traumatizzati. Ma voglio tranquillizzare la mia famiglia e i miei amici in Italia che sto bene. Però voglio denunciare l’accaduto perché è giusto che si sappia cosa accade qui e che queste cattive persone siano esposte. Tornare in Italia? No, la mia vita è qui e sono felice. Io sono un privilegiato avendo il passaporto italiano, mi trattano bene. Ma purtroppo questo tipo di situazioni sono la normalità per i palestinesi".