Reggio Emilia, spari alle pizzerie, ecco i biglietti con la richiesta di pizzo

Pieni di errori di grammatica, sono stati trovati nelle perquisizione a casa dei figli di Amato. "Non fare il testardo o ti metterò fuoco"

I tre avevano le idee chiare su tutto, tranne la grammatica

I tre avevano le idee chiare su tutto, tranne la grammatica

Reggio Emilia, 11 febbraio 2019 - Richieste di denaro e minacce, anche scritte in modo sgrammaticato. Sono i pizzini (foto) che carabinieri e polizia hanno ritrovato nei ristoranti finiti nel mirino degli estorsioni che chiedevano ai titolari dei locali mille euro per continuare la loro attività. "Al sottoscritto La Perla: vi chiediamo di essere gentile e di capire il problema. Vi chiediamo mille euro per lei non sono niente in confronto a quanto guadagnate", si legge in uno dei pizzini lasciati nella pizzeria La Perla di Cadelbosco Sopra, contro cui sono stati sparati sei colpi di pistola nella notte tra il 31 gennaio e l'1 febbraio, per il rifiuto del titolare di pagare. Un gesto anticipato da un messaggio di minacce "Essendo che le nostre richieste sono cadute nel vuoto io stasera ti farò dei danni perché hai sottovalutato il problema. Questa sera, anzi domani, cambierai i vetri". 

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La stessa richiesta di denaro, hanno accertato gli inquirenti, era stata fatta ai ristoranti Piedigrotta 3, anche questa ha ricevuto almeno cinque colpi di pistola alla vetrata del locale la notte tra il 6 e il 7 febbraio, Piedigrotta 2 e Paprika. Per questi episodi, i carabinieri e la polizia, hanno fermato tre persone: i figli di Francesco Amato, condannato nel processo Aemilia a 19 anni e un mese di carcere e protagonista il 5 novembre del sequestro alla poste di Pieve Modolene. Le forze dell'ordine hanno identificato i tre grazie ad appostamenti fuori dai locali, con i militari dell'arma di Cadelbosco Sopra che li hanno riconosciuti a bordo dei mezzi che utilizzavano per effettuare sopralluoghi intorno alle pizzerie. 

L'altro giorno, quindi, sono scattate le perquisizioni a casa dei tre. Le forze dell'ordine hanno trovato una macchina da scrivere, che potrebbe essere quella utilizzata per scrivere i pizzini, l'auto e le moto usate in occasione degli atti intimidatori effettuati con le esplosioni di armi da fuoco, alcuni vestiti e un giubbotto antiproiettile, che ha destato preoccupazione negli inquirenti. Questa mattina il procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini, oltre a complimentarsi con le forze dell'ordine, ha specificato: "A Reggio il pizzo non esiste e non inizierà certo questa settimana. Per il futuro possiamo dire che noi ci siamo".