Unimore, crollo iscritti: si perde un immatricolato su cinque

Più del 20% in meno di nuove 'leve' nel 2021/22. A farne le spese sono Comunicazione ed Economia, Scienze Umane e il Dismi

I neodiplomati reggiani che si sono iscritti a Unimore sono scesi del 20,1%

I neodiplomati reggiani che si sono iscritti a Unimore sono scesi del 20,1%

Reggio Emilia, 26 giugno 2022 - Unimore all’improvviso si scopre più debole e la più piccola tra le università dell’Emilia-Romagna. Dopo anni ininterrotti di crescita, proseguiti per un decennio, da 3 anni a questa parte - secondo i dati ufficiali al 4 maggio sulle immatricolazioni resi noti dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) - l’ateneo di Modena e Reggio Emilia ha iniziato una sorta di cura dimagrante che l’ha portata a perdere oltre il 20% di matricole (- 20,4%), passando nell’ultimo triennio da 5.757 nuove matricole nell’anno accademico 2019/20, ovvero iscritti per la prima volta al sistema universitario italiano, ad appena 4.584 nel corrente 2021/22. Il regresso è notevole, quasi meno 1.200 matricole, e dimostra che Unimore non è più attrattiva come un tempo nonostante gli sforzi per potenziare le strutture e moltiplicare gli impegni su sedi decentrate come Reggio Emilia, Mantova e nel prossimo futuro Carpi. Il declino diventa tracollo se si confrontano questi dati con i livelli raggiunti appena cinque anni fa quando il nostro ateneo catturava oltre seimila matricole e metteva a segno incrementi su incrementi, in controtendenza rispetto ai dati nazionali e delle altre università emiliano-romagnole.

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Ora l’università di Modena e Reggio Emilia sembra aver imboccato una china discendente. Il confronto con gli altri atenei della regione è eloquente se si pensa che Parma quest’anno ha raccolto 6.009 matricole, Ferrara (che era la cenerentola dieci anni fa) 6.497, senza scomodare Bologna che è stata scelta da 15.389 matricole. Ma questi numeri non dicono niente da soli, perché potrebbero essere risultato di un anno particolare e, quindi, una eccezione. Allargando lo sguardo a quanto accaduto nell’ultimo triennio si scopre che Parma è aumentata del + 11,9%, Ferrara ha perso sì ma appena il - 4,0% e Bologna ha guadagnato il + 7,7%. Altrettanto si può dire per altre realtà accademiche vicine e simili per dimensioni come Verona che ha messo a segno nello stesso periodo (triennio 2019/20 – 2021/22) un incremento del + 26,0%, o Pavia con + 8,7% o anche Brescia che ha mantenuto più o meno gli stessi numeri. La pandemia può aver danneggiato e scoraggiato i "fuori sede", tuttavia nessun’altra università ha pagato il prezzo di Unimore, che ha lasciato sul terreno un quinto delle sue attese matricole.

A farne principalmente le spese sono stati i dipartimenti reggiani di Comunicazione ed Economia (Dce), ma anche di Educazione e Scienze umane (Desu), che ha visto però traslocare amministrativamente ben due corsi di laurea finiti a rimpinguare due dipartimenti di area medica di Modena anche se la loro erogazione è svolta a Reggio Emilia, e lo stesso dipartimento di Scienze metodi dell’ingegneria (Dismi). A Modena la scure si è abbattuta sui dipartimenti di Scienze Chimiche e geologiche (Dscg), di Scienze della vita (Dsv), Scienze fisiche, informatiche, matematiche (Fim) e pure su Ingegneria "Enzo Ferrari" (Dief), che ha perso praticamente una matricola su dieci. Tutti i dipartimenti scientifici, ad eccezione di quelli umanistici e quelli a indirizzo medico sanitario, hanno subito flessioni più o meno significative, benché il sistema delle imprese reclami insistentemente figure tecniche laureate.

La vera sorpresa dalle immatricolazioni, però, viene dalla fuga dei giovani neodiplomati modenesi, reggiani e mantovani scesi nell’ultimo triennio rispettivamente del -14,9% (- 481 matricole modenesi in valore assoluto), del -20,1% (- 457 reggiani) e del 27,1% (- 111 mantovani), poiché un numero sempre maggiore di neodiplomati evidentemente preferisce proseguire gli studi universitari altrove.