"Vicini indagato? Un caso unico in Italia"

L’Arci difende il presidente del Tunnel ma prova a svincolarsi dalle responsabilità: "Prendiamo le distanze dai contenuti dello spettacolo"

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"Vicini indagato per istigazione a delinquere? Conveniamo sulla singolarità dell’atto, poiché, per quanto ci è dato sapere, si tratta di un caso unico nel nostro Paese". Arci fa un passo verso la difesa Marco Vicini – presidente del circolo ‘Il Tunnel’ (bacchettato fino a qualche giorno fa) – e prova a svicolare da qualche eventuale responsabilità. Un po’ a sorpresa, l’associazione presieduta da Daniele Catellani esce allo scoperto con queste parole dopo l’incontro di lunedì sera col direttivo dello storico locale di via del Chionso per chiarire l’ormai nota vicenda del concerto della band ‘P38 – La Gang’ che il primo maggio scorso, ha portato sul palco una bandiera delle Brigate Rosse, rievocandole anche nei loro testi di musica trap-rap. Il comitato provinciale dell’associazione fa poi dei distinguo. L’evento (festa dell’unità comunista, ndr) è stato organizzato da alcune sigle politiche. Emerge la natura sostanzialmente diversa del circolo: un’associazione culturale che promuove aggregazione cultura e socialità e che ha finalità diverse da quelle del partito politico. Riteniamo importante in questo momento tenere aperto il dialogo con il consiglio direttivo del circolo Tunnel e continuare, ancora nei prossimi giorni, un confronto franco sui diversi aspetti legati a questa vicenda, ai suoi sviluppi e alle decisioni conseguenti", recita la nota di Arci. Che preferisce per ora restare in un limbo, aspettando e non prendendo decisioni. Una tattica che può rivelarsi saggia oppure un vero e proprio boomerang perché gran parte del Pd e membri stessi di Arci avrebbero chiesto ai vertici associativi di cacciare Vicini se non dovesse dimettersi. La discussione all’interno è forte visto il clamore suscitato e la macchia che danneggerebbe il centrosinistra nonché la stessa Arci. La quale comunque, è giusto sottolinearlo, scandisce a chiare lettere – come del resto fatto sin da subito – la condanna sul live. "Abbiamo tutta l’intenzione di tutelare la nostra immagine e mettere in campo tutti gli strumenti statutari di verifica. Ribadiamo la presa di distanza netta dai contenuti espressi dallo spettacolo, la stagione degli Anni di Piombo e dei suoi protagonisti rappresenta una delle pagine più buie della storia del nostro Paese. Da sempre siamo un’associazione nonviolenta e non c’è spazio per l’elogio di chi ha portato morte e dolore. Per questo, sentiamo ancora una volta, la necessità di porre le nostre scuse ai familiari delle vittime e chi si è sentito ferito dallo spettacolo".

Daniele Petrone