Alla sbarra l’assassino di Noelia. Rischia la condanna all’ergastolo

Femminicidio di via Dario Campana: il 29 gennaio la discussione davanti alla Corte d’Assise

Per la terza volta nell’arco di due mesi, la Corte d’Assise di Rimini tornerà a riunirsi per giudicare l’autore di un femminicidio, un uomo che ha barbaramente trucidato la donna che diceva di amare. Dopo i processi a carico di Raffaele Fogliamanzillo (reo confesso dell’omicidio della moglie, Angela Avitabile, assolto per un vizio di mente e assegnato in via definitiva ad una Rems) e Simone Vultaggio (condannato all’ergastolo per aver massacrato la compagna Cristina Peroni), il 29 gennaio prossimo in aula a Rimini sarà discusso il procedimento che vede alla sbarra Maximo Aldana De La Cruz, il peruviano di 55 anni accusato di aver ucciso, infliggendole 21 fendenti con un coltello seghettato, quella che un tempo era stata la sua fidanzata, la connazionale Noelia Rodriguez Chura. Un delitto sconvolgente, avvenuto il 19 maggio del 2022 in un appartamento al numero 101 di via Dario Campana. Nell’udienza del 29 gennaio saranno formulate le richieste della pubblica accusa, rappresentata dai sostituti procuratori Stefano Celli e Davide Ercolani. Al 55enne vengono contestate anche le aggravanti, pertanto rischia una condanna all’ergastolo. Aldana, difeso dall’avvocato Paola Benfenati del foro di Bologna, deve rispondere anche dell’accusa di stalking. Arrestato dalla squadra mobile, il peruviano aveva subito ammesso di aver agito in un momento di rabbia dovuto al rifiuto di quella che per molti anni era stata la sua compagna. I due erano stati fidanzati per quasi 17 anni nel loro Paese d’origine, il Perù. Nel luglio del 2021 Noelia aveva fatto armi e bagagli ed era arrivata in Italia per cercare lavoro come badante, decisa a rompere i ponti con l’ex compagno. Maximo però l’aveva seguita fino a Rimini, con l’intenzione di chiederle di sposarlo, portando con sé anche l’anello. L’ennesimo rifiuto lo aveva spinto ad impugnare il coltello. Come è emerso durante l’indagine, condotta dalla squadra mobile della polizia e coordinatata dai pm Celli ed Ercolani, lui aveva continuato a tempestarla di telefonate e messaggi, in alcune occasioni l’aveva minacciata. Noelia però non ne voleva più sapere di quell’uomo, e durante l’ennesimo litigio Aldana l’ha uccisa con 21 coltellate. Quando gli uomini della polizia sono arrivati sul posto, Aldana era ancora lì con le mani sporche di sangue. Le due figlie e il figlio di Noelia - rappresentati dall’avvocato Morena Ripa del foro di Rimini - si sono costituti parte civile nel processo e hanno presentato una richiesta di risarcimento danni superiore al milione di euro.