Alpini Rimini molestie, plico con testimonianze dal sindaco. Alvisi si dimette dal Pd

L'associazione Non una di meno: "Azione simbolica per chiedere risposta da parte dell'amministrazione". La coordinatrice delle donne Pd fa un passo indietro dopo le sue frasi ("toni accusatori e qualunquistici"). E la consigliera Ventura. "Daspo per i molestatori"

Alpini, l'Adunata a Rimini

Alpini, l'Adunata a Rimini

Rimini, 13 maggio 2022 - L'associazione Non una di meno, assieme a Casa Madiba e Pride off, consegnano al sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad un plico con la stampa delle testimonianze di molestie accadute durante l'Adunata degli Alpini, ricevute sui canali social. Un'"azione simbolica - spiegano - per chiedere una risposta da parte dell'amministrazione comunale a tutte quelle persone che sono state violate in quelle giornate, risposta che tuttora non è arrivata da parte del sindaco".

Alpini e molestie a Rimini, la consigliera: "Ora serve il Daspo per chi è colpevole"

Per continuare la "battaglia" danno poi appuntamento un incontro pubblico giovedì 19 maggio alle 18 in piazzetta Francesca da Rimini, "non per parlare di quello che è accaduto all'Adunata e continuare a spettacolarizzare i fatti dentro il circuito mediatico, ma per discutere e organizzarci affinché questi non accadano mai più".

L'associazione intende dunque "continuare a tenere aperto quello spazio inclusivo e intersezionale che si è generato da fatti che riteniamo gravissimi", dal catcalling alle molestie sessuali, dagli insulti agli accerchiamenti, fino ai palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa, nei luoghi di lavoro. Episodi "da troppi minimizzati e considerati del tutto normali". La cultura della violenza maschile e di genere è "diffusa- concludono le associazioni- parte integrante della società che abitiamo. Per questo non si tratta di un fenomeno che riguarda poche mele marce, ma che investe l'intera società".

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Consigliera della provincia di Rimini: "Daspo per i molestatori"

"I fatti narrati e visti nei video dei social" sui casi di molestie sessuali durante l'adunata degli Alpini a Rimini "impegnano le autorità, una volta accertati gli autori e le responsabilità, a sottoporre i responsabili ad adeguate sanzioni e condannarli ad una sorta di Daspo, affinché le occasioni pubbliche e i raduni non siano per essi occasione di espressione del più becero maschilismo". A dirlo è la consigliera di parità della Provincia di Rimini, Adriana Ventura, esprimendo "profonda solidarietà a tutte le donne che nei giorni scorsi sono state vittime di molestie nei luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro". Ventura condanna "con assoluta fermezza ogni tipo di violenza contro le donne perché essa è una grave violazione dei diritti umani. Una violazione che compromette profondamente il benessere generale delle donne e impedisce loro di partecipare attivamente alla vita sociale". 

Coordinatrice donne del Pd si dimette

Intanto è bufera sul Pd di Rimini dopo il caso sollevato dalle dichiarazioni della Conferenza delle donne del Pd locale, nei giorni scorsi, sulle segnalazioni di molestie dell'adunata Alpini, che invitava a evitare "toni accusatori e qualunquistici" e chiedeva alle donne di sporgere formali denunce. La coordinatrice, Sonia Alvisi, si è dimessa. "Visto che le argomentazioni da me espresse a commento degli accadimenti avvenuti a Rimini durante l'adunata degli Alpini hanno destato un forte dibattito che può mettere in dubbio la serietà del mio impegno - spiega in una nota - ma soprattutto la forza dell'impegno quotidiano delle donne democratiche a servizio della libertà delle donne, faccio un passo indietro per consentire le riflessioni necessarie". Alvisi, che è anche consigliera per la Parità di genere in Regione su nomina del Ministero del Lavoro, sottolinea il suo lavoro per "diffondere i principi fondamentali delle politiche di genere e di parità, per consolidare le competenze in diritto antidiscriminatorio, per difendere la soggettività femminile da stereotipi, vessazioni e violenze». Insomma le affermazioni dei giorni scorsi sarebbero state strumentalizzate, come lei stessa ha scritto in un post su Facebook. «Nessuna donna deve avere paura in quanto donna di attraversare luoghi e vivere spazi pubblici in piena libertà, soprattutto nella nostra Rimini che tanto amiamo. Mi scuso - conclude - se con le mie parole ho offeso la sensibilità di coloro che si sono sentite molestate e aggredite. Ho sempre lavorato per difenderle e continuerò a farlo con tutto il mio cuore"

Zaia e Rula Jebreal: "Le mele marce vanno condannate"

"Ho grande rispetto per le forze dell'ordine. E ho letto la storia degli alpini: penso che non dobbiamo criminalizzare la collettività, però dobbiamo condannare quello che accade". A lanciare l'appello, la giornalista Rula Jebreal, intervenendo oggi al Riviera International Film Festival, protagonista dell'incontro sul tema "Democrazia e diritti umani". Dopo la grande adunata degli Alpini a Rimini e le molestie denunciate da più donne e anche giovanissime, a colpire la Jebreal, sono state anche "le dichiarazioni che ho sentito da parte della classe dirigente politica. Secondo me - dice - certe affermazioni mandano il messaggio che anche le mele marce vanno bene. Invece no, non vanno bene, perché danneggiano tutto un gruppo, tutta una serie di persone e tutta una sfilza di istituzioni. Se nel Congresso americano - cita ad esempio - c'è qualche stupratore, non vuol dire che tutto il Congresso sia marcio. Però se c'è uno stupratore va condannato e cacciato via. Se noi cominciamo a mandare messaggi chiari, che quell'atteggiamento è inaccettabile e che se vai oltre è anche criminale, il concetto scende a catena e arriva ovunque". Poi, raccontando delle sue lezioni all'università negli Stati Uniti, aggiunge: "Bisogna fare educazione culturale ai giovani prima che arrivino ai poteri più alti. E anche fargli comprendere la gravità di alcuni atti, cosa vuol dire per la vita di una ragazza".

Sulla stessa linea della giornalista Rula Jebreal si pone il governatore del Veneto Luca Zaia: "Se c'è una mela marcia quella va punita, i responsabili vanno colpiti senza se e senza ma. Ma generalizzare e dire che gli alpini vanno a creare quei guai raccontati su Rimini decisamente no". Il presidente del Veneto lo ha detto a margine di un evento a Treviso. "Tra le 450 mila persone - ha aggiunto Zaia - probabilmente c'è qualcuno di maleducato. Io penso sia logico ci sia un dibattito, i fatti che sono stati raccontati sono gravi. È giusto si identifichino i responsabili - ha concluso - e la si chiuda velocemente".