REDAZIONE RIMINI

Buon compleanno Riccione. E sono 102

Oggi si celebra la conquista dell’autonomia da Rimini. Il parroco, l’albergatore e il dottore: ritratto dei protagonisti dell’impresa

Riccione festeggia oggi 102 anni. L’indipendenza da Rimini ha trovato ragione nei problemi vissuti dai riccionesi e dalla convinzione che la nascente località balneare, già meta di facoltosi bagnanti, non potesse svilupparsi sotto il giogo del comune di Rimini. Opinione che dopo un secolo continua a tormentare i riccionesi. Così con l’intento di risolvere le questioni più scottanti e ottenere maggiori servizi, nel 1905 Sebastiano Amati, Ausonio Franzoni e Felice Pullé, costituirono la società ProRiccione. La voglia d’indipendenza divenne sempre più pressante, tant’è che all’indomani delle elezioni politiche, dopo una sommossa, la richiesta dell’autonomia comunale fu inviata direttamente al ministero degli Interni. Il sogno per le due frazioni, ormai fuse, si avverò il 19 ottobre 1922 con un Regio Decreto a firma di Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini.

Ma chi furono gli artefici di questa operazione? Oltre a don Giovanni Montali, allora parroco di San Lorenzo, un ruolo fondamentale lo giocò Sebastiano Amati, riccionese allora assessore di Rimini _ racconta lo storico e scrittore Rodolfo Francesconi _ Si è dato tanto da fare per questa causa. E’ stato tra l’altro un pioniere degli ospizi marini. A Riccione aveva aperto l’Amati Martinelli e a Rimini la Comasca. Tra gli altri fautori dell’autonomia anche il medico Felice Pullé e un po’ tutta la popolazione, in particolare i primi operatori turistici". Non a caso, osserva Francesconi, "all’epoca non solo le colonie marine ospitavano migliaia di bambini in arrivo da tutta Italia, ma a Riccione si moltiplicavano i primi villini, dove le ricche famiglie venivano a trascorrere le vacanze. C’erano già anche alcune pensioni, basti pensare che il Grand Hotel Des Bains fu aperto da Girolamo Fabbri nel 1908. Riccione allora si stava sviluppando e l’economia turistica era pulsante e particolarmente vitale".

Facile intuire la soddisfazione dei riccionesi nel conquistare l’indipendenza, ma un po’ di ruggine, dovuta al campanilismo, è rimasta. Anche perché i riccionesi hanno voluto sempre primeggiare un po’ in tutto. Francesconi riporta un aneddoto: "Poco prima che la Perla verde diventasse Comune, mio nonno materno, Amato Amati, fratello di Sebastiano, fece un brevetto per ottenere l’energia elettrica dal mare, le prime prove vennero fatte davanti alla colonia marina Comasca. La prima lampadina elettrica a Riccione fu accesa da lui".

La Perla verde era nota anche negli ambienti politici romani. Non dev’essere stato un caso se, come racconta Francesconi, "a disegnare i confini del neo comune arrivarono tre personaggi da Roma, uno dei quali era Giacomo Matteotti", che sarebbe poi stato assassinato nel 1924.

La prima delegazione comunale si insediò all’hotel Roma, per poi inserirsi a Villa Riccioni, dove tuttora si trova. Nel frattempo fu concesso lo stemma civico con il guerriero armato in sella a un cavallo bianco sullo sfondo del mare con cinque barche a vela. L’atto non lo cita, ma in questo è stato identificato il patrono San Martino. Un’ultima nota. Con le elezioni comunali del 14 ottobre 1923 fu eletto il primo sindaco di Riccione, Silvio Lombardini, insediatosi il 4 novembre.

Nives Concolino

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