Coronavirus Rimini. "Noi cinesi siamo trattati come appestati"

Shi Shon Mien, storica imprenditrice, denuncia ripetuti episodi di discriminazione. "Ci servono il caffè in bicchieri di plastica"

Shi Shon Mien, fondatrice dell’associazione Italia-Cina

Shi Shon Mien, fondatrice dell’associazione Italia-Cina

Rimini, 2 febbraio 2020 - "Purtroppo stiamo registrando anche a Rimini numerosi episodi di discriminazione nei confronti di cittadini di origine cinese che vivono e lavorano da molti anni nella nostra zona". A denunciare il dilagare - non del coronavirus per fortuna - ma della psicosi da contagio, nonostante tutte le autorità sanitarie ribadiscano che non c’è alcun motivo di farsi prendere dal panico, è Shi Shon Mien. Non una cinese ’qualunque’, per così dire. Sessantuno anni, residente a Rimini, la signora è originaria dell’isola di Formosa, in Italia dal 1981, sposata a un italiano e con un figlio che fa il parrucchiere. Oltre alla carica di vicepresidente dell’associazione ’Arcobaleno’, fondatrice dell’associazione Italia-Cina, già rappresentante della comunità cinese nella Consulta immigrati della Provincia di Rimini.

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A quando risalgono le prime segnalazioni? "La prima in assoluto, poi seguita da molte altre, a quasi una ventina di giorni fa, qualche giorno dopo la diffusione di notizie del coronavirus da Wuhan, in Cina", racconta Shi Shon Mien.

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Cos’è successo? "Un mio conoscente è entrato in un bar per prendere un caffè, come d’abitudine".

Quindi? "Prima anomalia: appena lui ha varcato l’ingresso del locale, numerose persone che erano già all’interno si sono dirette con rapidità ’sospetta’ verso l’uscita".

Potrebbe essere stata una coincidenza... "Da quanto mi ha riferito, pare proprio di no".

Poi cosa è successo? "Il mio connazionale, che come me vive e lavora a Rimini da moltissimi anni, ordina il suo caffè. A quel punto il barista, lasciandolo di stucco, gli dice: ’il caffè glielo servo, ma non nella tazzina in ceramica. Per non correre rischi, e per non spaventare gli altri clienti, glielo devo dare in un bicchiere di plastica’".

E lui? "E’ rimasto ovviamente malissimo, si è sentito un appestato. Ha bevuto il suo caffè e se n’è andato. Nei giorni successivi ho ricevuto altre segnalazioni simili. Sono fatti gravi. E poi..."

Dica. "Per strada la gente cerca di stare lontano, di evitarci. Questo capita regolarmente anche a me. Decisamente, non è una bella sensazione".

Ha ricevuto lamentele o segnalazioni di altro tipo? "Sì: la frequentazione dei numerosi ristoranti cinesi che sono presenti a Rimini e in provincia risulta in forte calo. La gente si fa spaventare".

E i negozi? "Segnalazioni simili ci arrivano dal commercio: le attività gestite da cittadini cinesi a Rimini, soprattutto negli ultimi giorni, sono deserte o quasi. Stanno perdendo una fetta importante del loro giro d’affari. Capisco che è un momento particolare, con la Sars, quasi vent’anni fa, era successo lo stesso: la gente vede un cinese e scappa. Ma speriamo che finisca presto".