Fellini come non l’avete mai visto. Si potranno finalmente ammirare a Rimini i disegni del Maestro che appartengono alla collezione privata di Daniela Barbiani, nipote del regista e sua assistente alla regia dal 1980 al 1993 per i suoi ultimi quattro film, E la nave va, Ginger e Fred, Intervista e La voce della luna. La mostra Fellini intimo. disegni e parole, aprirà il 30 novembre al Fulgor. I disegni esposti, una quarantina (realizzati da Fellini tra il 1978 e il 1993) arrivano per la prima volta in Italia dopo aver fatto il giro del mondo. Le opere sono già state esposti al Guggenheim di New York, al Festival di Cannes, al museo delle Beaux Arts a Nancy, alla fondazione Renault a Parigi e anche al museo Puskin di Mosca.
L’esposizione al Fulgor, nata su iniziativa della Cineteca e del Fellini Museum, è un altro dono della città per celebrare il Maestro a 30 annni dalla sua scomparsa. A essere esposte al Fulgor (fino al 28 gennaio) saranno 40 piccole opere, tutte realizzate da Fellini tra il 1978 e il 1993. Tra i disegni, alcuni sono davvero iconici. Come l’immagine in cui Fellini si ritrae avvolto dalla sua immancabile sciarpa rossa come un elegante burattinaio che muove le fila di una coppia a braccetto, lei prosperosa e lui con in testa un cilindro da Belle époque. I disegni felliniani appartengono, come detto, a Daniela Barbiani, nipote di Fellini, nonché sua assistente alla regia per gli ultimi quattro film. La mostra promette una full immersion nell’inconscio felliniano. In quei disegni il Maestro, attraverso matite colorate e pennarelli, trasportava la sua persona facendo trapelare un’innocenza a dir poco infantile e, al contempo, irriverente. I disegni erano spesso il modo con cui Fellini dava ’visione’ ai suoi film. Un metodo artistico, a cui il regista aggiungeva commenti e parole. Ma tramite i disegni Fellini dava forma e colore a fantasie, ansie, ricordi, paure, desideri e, soprattutto, aisuoi sogni. Ogni disegno felliniano cela una storia capace di dar vita a un intreccio speciale, fosse esso un misterioso risultato onirico della notte precedente, oppure una trama inaspettata e riflettuta a dovere. Fellini compiva il rituale del disegno ripassando nei fogli svolazzanti il tratto, marcandone le ombre, chiaroscuri e colori. Infine, donava i disegni agli amici con un cenno di complicità. Oppure, se non gli piacevano, li strappava.
Andrea G. Cammarata