
Una delle piattaforme di Eni al largo di Rimini: il Comune spera di incassare oltre 20 milioni dall’imposta sulle strutture
C’è un tesoretto di oltre 20 milioni che Rimini spera finalmente di incassare, dopo anni e anni di contenziosi con l’Eni. A tanto ammonta (tra imposte dovute e sanzioni) la somma che la compagnia dovrebbe versare a Palazzo Garampi, per le piattaforme in mare. Le recenti sentenze della Cassazione sui contenziosi tra altri Comuni ed Eni, aprono più di uno spiraglio. La Cassazione si è infatti pronunciata riconoscendo (nella quasi totalità dei casi) la legittimità delle imposte applicate sulle piattaforme. "L’orientamento dei giudici – dice l’assessore al bilancio Juri Magrini – ci fa essere ottimisti sull’esito delle cause che abbiamo contro Eni". I contenziosi riguardano le imposte su 6 piattaforme, per il periodo compreso tra il 2011 e il 2019. Il primo è relativo al pagamento dell’Imu sulle piattaforme tra 2011 e 2015: il Comune di Rimini ha presentato un conto di 13,5 milioni, Eni ne ha versati solo 6,8. Il contenzioso è già arrivato in Cassazione e si attende soltanto la fissazione dell’udienza. "Viste le ultime sentenze, siamo fiduciosi di poter ottenere un risultato positivo", dice Magrini. Ma Eni deve ancora pagare anche 5,5 milioni di Imu sulle piattaforme in mare per gli anni 2016 e 2017. "La corte di giustizia tributaria regionale – ricorda l’assessore – si è già espressa a favore dell’amministrazione, ma Eni ha fatto appello in Cassazione". C’è poi un terzo ricorso, ancora pendente alla corte tributaria regionale, e relativo all’Imu mai versata per il 2018 e il 2019: altri 5,7 milioni. "A rafforzare le ragioni di Rimini e degli altri comuni coinvolti nella partita – continua Magrini – è anche l’istituzione dal 2020 della nuova Impi (l’imposta immobiliare sulle piattaforme marine)". Tirando le somme "si tratta di oltre 20 milioni, sanzioni comprese, che il Comune di Rimini chiede che vengano riconosciuti. È evidente che si tratterebbe di risorse molto importanti. Risorse che, nel caso in cui la Cassazione dovesse dare ragione alla nostra amministrazione, potremo usare per investire su opere infrastrutturali e interventi per lo sviluppo della città". Non resta che attendere l’udienza sperando che "la Cassazione mette la parola fine al contenzioso".
Manuel Spadazzi