La difesa dei coniugi sammarinesi: "Pensavamo fossero sostanze lecite"

Il bodybuilder sammarinese Manuel Grandoni, coinvolto in un'inchiesta sul traffico di sostanze proibite, insiste sulla sua buona fede durante l'interrogatorio di garanzia. Resta in carcere in attesa della decisione del giudice.

Non è la prima volta che Manuel Grandoni, il sammarinese con un passato da bodybuilder e partecipazioni a numerosi concorsi in giro per l’Italia, finisce nei guai per colpa delle sostanze proibite. Il 37enne si era già ritrovato nei radar della Procura di Rimini nel novembre del 2022, quando un’operazione congiunta di carabinieri e Gendarmeria aveva portato alla perquisizione di un magazzino nella sua disponibilità. All’interno del deposito, secondo quanto emerso, erano stipati nandrolone, steroidi anabolizzanti, testosterone, ormone della crescita e altre varie tipologie di sostanze, per un valore di 2 milioni di euro. Da allora sono passati quasi due anni e Grandoni giura di aver messo la testa a posto. Dopo quella perquisizione, lui e la moglie avevano deciso di smettere con la compravendita di sostanze proibite, spaventati dalle possibili ripercussioni legali. Nell’ultimo periodo, si sarebbero limitati esclusivamente a trattare prodotti per lo sviluppo dei muscoli che ritenevano essere leciti, agendo dunque in buona fede. Lo hanno ribadito ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Cantarini, nel quale hanno reso spontanee dichiarazioni. Grandoni e la moglie (quest’ultima è incensurata) sono difesi dagli avvocati Carlo Benini e Rossano Fabbri. I legali hanno chiesto l’attenuamento delle misure cautelari e il gip si è riservato la decisione. Per il momento restano in carcere. Tra gli indagati coinvolti nella maxi - inchiesta dei Nas, con il coordinamento del pm Davide Ercolani,figurano professionisti del mondo del fitness (in particolare del body building) e della nutrizione, gestori di palestre e di esercizi commerciali specializzati nell’integrazione alimentare.